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Past Lives

Regia di Celine Song vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Past Lives

di IlCinefilorosso
6 stelle

Con Past Lives (2023), suo esordio alla regia, Celine Song firma un film che si distingue per la sua sobrietà formale e per la capacità di tradurre in immagini la complessità del tempo e dei sentimenti. La vicenda di Nora e Hae Sung, amici d’infanzia divisi dall’emigrazione e poi ricongiunti, anni dopo, a New York, non si configura come il semplice racconto di un amore mancato, ma cerca di interrogarsi sulla natura stessa delle vite possibili, sospese tra ciò che accade e ciò che resta soltanto immaginato.

 

Si tratta di un film certamente molto studiato, con una struttura pensata in modo circolare e consapevole. Testimone di ciò è l’incipit, con i tre protagonisti seduti a un bancone, osservati da lontano, senza che si possa udire ciò che si dicono. Una voce esterna, quasi casuale, prova a decifrare il legame che li unisce. È un’apertura che anticipa il momento verso cui tutto il film tenderà, ma che inizialmente si offre come un enigma: chi sono, cosa si dicono, quale storia li lega? Nel finale, la stessa scena viene ripresa con uno scarto prospettico: la macchina da presa “scavalca il campo”, ci porta finalmente dentro quell’intimità e ci restituisce il significato emotivo del loro dialogo. Così la struttura circolare non è più un semplice espediente formale, ma la traduzione visiva di un tema centrale: la distanza tra il vedere e il comprendere, tra il vivere e l’immaginare.

 

Questa logica attraversa l’intero film. L’essenzialità della messa in scena — dialoghi misurati, scenografie ridotte, silenzi prolungati — non mira a sottrarre pathos, ma al contrario a lasciarlo emergere in maniera pura, senza mediazioni retoriche. Song evita i cliché del melodramma romantico e le nevrosi delle relazioni contemporanee, scegliendo un tono tenue, contemplativo, che trova forza proprio nel non detto. È un cinema che affida allo spettatore il compito di colmare i vuoti, di riconoscere negli sguardi e nelle pause la verità dei sentimenti.

 

Al centro, il concetto coreano di inyeon, i legami predestinati che intrecciano le vite. L’emigrazione della famiglia di Nora diventa così un atto pragmatico e al contempo fatale: apre a nuove opportunità, ma interrompe la traiettoria di una vita possibile con Hae Sung. Quando i due si ritrovano, il film non cerca il ricongiungimento romanzesco, ma indaga la tensione tra la vita realmente vissuta e quella rimasta sospesa, tra il destino compiuto e quello interrotto.

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