Regia di Justine Triet vedi scheda film
Anatomy of a Fall (2023): scena
76° FESTIVAL DI CANNES 2023 – IN CONCORSO – PALMA D'ORO
Un’intervista ad una scrittrice nella sua bella casa di montagna viene interrotta da una musica assordante suonata allo stereo dal marito in soffitta, poi il figlio ipovedente della coppia esce a passeggiare sulla neve col cane ed al ritorno trova il cadavere del padre ai piedi della casa, caduto dalla soffitta che stava ristrutturando. Dato che l’autopsia rivela come causa della morte un trauma al cranio precedente all'impatto col suolo, inizia un processo che vede come imputata la moglie Sandra (Sandra Hüller) , unica presente in casa al momento del fatto, anche se non si può scartare l'ipotesi del suicidio, con il trauma alla testa conseguenza di un rimbalzo su una tettoia durante la caduta. Un ruolo centrale nel processo e nel film è quello del figlio undicenne della vittima e dell’imputata, Daniel (Milo Machado Graner), quasi cieco ma testimone di discussioni che può aver sentito nei minuti prima di uscire col cane, che tuttavia non riesce a ricordare in maniera coerente. Affinché la madre non ne influenzi la testimonianza, che si rivelerà decisiva nel determinare l'esito processuale, gli viene affiancata dalla giudice un'assistente sociale che si stabilisce in casa con loro per controllare che non parlino del processo.
Il film di Justine Triet è in larga parte un rigoroso court drama, con un resoconto dettagliato delle udienze del processo dove un implacabile pubblico ministero (il bravo Antoine Reinartz) sviscera attraverso serrati interrogatori ogni indizio e testimonianza per dimostrare la colpevolezza di Sandra. In assenza di testimoni e prove scientifiche inequivocabili , l'accusa si concentra sul possibile movente della moglie, da rintracciare nelle dinamiche familiari. L'anatomia della caduta del corpo dall’alto, analizzata in ogni possibile variabile alternativa senza che nessuna si imponga, diventa allora anche l’ anatomia di un matrimonio, dove diverse tensioni covavano sotto la superficie e vengono portate alla luce nel processo, rivelate da un audio di un furioso litigio del giorno precedente alla tragedia registrato di nascosto dal marito stesso. La ricostruzione del litigio pieno di recriminazioni reciproche ed altre scene ambientate all'interno dello chalet, anche in relazione al rapporto madre-figlio, si addentrano nelle ombre della vita familiare con il taglio del thriller psicologico. Scopriamo che Sandra era insofferente al trasferimento da Londra in un piccolo villaggio sulle Alpi, che sussisteva una rivalità artistica col marito anche lui scrittore la cui vena creativa sembrava però nell'ultimo periodo essersi impoverita mentre al contrario la moglie conosceva il successo editoriale, che la donna aveva avuto numerose relazioni extraconiugali, mentre il marito era divorato dal senso di colpa per l'incidente che era costato la vista al figlio avvenuto durante un suo ritardo nel prelevarlo da scuola, una fragilità del defunto che per gli innocentisti e l'avvocato dell'imputata (Swann Arlaud) potrebbe sostenere l'ipotesi suicidio. Il magistrato cerca di proteggere il ragazzino dai dettagli più sconvolgenti del passato coniugale dei genitori, ma lui stesso chiede di partecipare a tutte le udienze perché in ogni caso verrà a conoscere tutto tramite i media e Internet.
La sceneggiatura serrata scritta dalla regista con Arthur Harari non si perde per strada e mantiene un ritmo sostenuto e l’attenzione fissa sulle dinamiche processuali e familiari, addentrandosi nelle complessità del caso senza fare confusione, ma senza nemmeno fornirci riposte facili o precostituite. Le regia di Justine Triet dimostra una certa abilità nel gestire gli elementi del genere, aggiungendo ad un impianto abbastanza classico tocchi originali come la musica assordante ed ossessiva, una versione strumentale del brano P.I.M.P. del rapper 50 Cent, ripetuta in loop nelle scene iniziali del film, primo segno che qualcosa non va in quella casa: perché il marito disturba in questo modo la moglie e la giornalista sua ospite? ma soprattutto:perché la moglie non gli chiede di abbassare la musica per consentire all'intervista di proseguire?
Sandra Hüller, recitando un po' in francese ma soprattutto in inglese perché il suo personaggio non ha ancora ben imparato la lingua del Paese che la ospita, offre un’interpretazione eccellente e sfaccettata di una donna che rivela progressivamente molteplici aspetti nascosti e anche sgradevoli di manipolazione e narcisismo, lasciandoci interdetti a dubitare sulla credibilità della sua innocenza.
Dopo due anni di premi discutibili, la giuria assegna finalmente una Palma d'oro ad un film di valore. Anatomie d’une Chute, se non il migliore in assoluto di Cannes 76, merita almeno di figurare nella top five del concorso.
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