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Todo modo

Regia di Elio Petri vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Todo modo

di Dany9007
7 stelle

Con gli anni ’70 ed il clima di contestazione, accompagnato dalle terribili tensioni politiche e sociali dell’epoca, diedero a Petri la possibilità di esprimersi nelle modalità più creative e realizzando opere che lo hanno consacrato a livello internazionale. Con una sorta di “trilogia” realizzò tra il ’70 ed il ’73 Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, La classe operaia va in paradiso e La proprietà non è più un furto. Tre film che sembrano anche cronologicamente decadere a livello qualitativo (in particolare La proprietà non è più un furto ancora oggi appare sensibilmente il meno riuscito), sono rispettivamente incentrati sulle dinamiche di potere, lavoro e denaro con un taglio forte, grottesco e comunque personalissimo. In modo altrettanto personale Petri rielabora il romanzo di Sciascia con Todo modo eliminando la figura del narratore/pittore del romanzo e anzi amplificando la portata apocalittica del romanzo con un’ambientazione legata ad un’epidemia che sembra quindi isolare ulteriormente i protagonisti: onorevoli, sottosegretari, industriali, gestori di partecipate statali legati indissolubilmente al proprio potere ed al Cattolicesimo, si riuniscono in un ritiro spirituale che però di morale ha ben poco. Le logiche di potere, la spartizione di voti, posti di comando, le lotte fratricide tra correnti serpeggiano costantemente nei riti quotidiani dei presenti, tra approcci mistici e quasi masochisti, tra esibizione della redenzione e desiderio di potere cominciano a spuntare dei morti. Tutti i principali personaggi sono un coacervo di bramosie (siano esse politiche o sessuali) dalle quali non riescono a separarsi: Mastroianni è l’inquietante Don Gaetano, a capo della gestione dell’eremo e confessore di tutti i potenti che frequentano il posto che in un modo del tutto personale coordina in modo coreografico i momenti di preghiera e di penitenza del posto. Egli rappresenta una figura costantemente in bilico tra il confessore/inquisitore ed il prelato colluso con le logiche più nefaste del potere; Il Presidente, con chiaro rimando ad Aldo Moro e al solito splendidamente interpretato da Volonté è un individuo viscido, enigmatico nell’esposizione delle proprie questioni (proprio come Moro a cui Indro Montanelli rimproverava la fumosità dei discorsi) consapevole delle magagne di partito, costantemente avvinghiato a desideri di potere e necessità di cambiamento; “Lui” interpretato da Michel Piccoli, è un alto dirigente del partito ricamato sulla figura di Andreotti è una figura adulata dai compagni di partito e sprezzante di fronte alle esigenze di potere; Ciccio Ingrassia, dopo essere stato consacrato da Fellini in un ruolo drammatico, è l’onorevole Voltrano, uomo che cerca un’assoluzione infliggendosi punizioni corporali, imponendosi castità e digiuni per cercare una sorta di assoluzione. Meno efficace il ruolo di Salvatori, nella parte del dottor Scalambri che non riesce a sbrogliare la matassa dei delitti. Dietro ad interpretazioni impeccabili, una scenografia straordinariamente opprimente, che propone costantemente elementi claustrofobici (l’eremo dove hanno luogo gli esercizi spirituali non ha niente a che vedere con un luogo pacifico o di serenità, al contrario appare come una struttura a metà tra un bunker ed una prigione con tonnellate di cemento sopra la testa, minuscole stanze simili a vere e proprie celle e telecamere ovunque). Tuttavia nonostante tutte queste premesse l’opera sembra ruscita un po’ a metà: in affanno nel dipingere questi potenti viscidi e quindi sostanzialmente attaccare le dinamiche della Democrazia Cristiana perde un po’ lo spirito sarcastico del libro di Sciascia, che attraverso il narratore/pittore (qui assente) sembra più burlarsi dei personaggi in questione di quanto non faccia Petri. Si perdono anche dei bei riferimenti all’arte e alla figura di Don Gaetano lasciando invece più spazio ad una lettura in chiavi di contestazione politica anzichè religiosa.

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