Regia di Robert Bresson vedi scheda film
Rispetto al primo lungometraggio, "Les dames du Bois de Boulogne" fa registrare un passo in avanti per Robert Bresson: l'episodio di madame de la Pommeraye contenuto in "Jacques le fataliste et son maitre" di Denis Diderot è reinventato in una forma che già preannuncia il rigore del "cinematografo" teorizzato dal regista e messo in atto a partire dal film successivo. Storia di vendetta gelida e atroce, risolta con uno stile spoglio e antimelodrammatico, per quanto non ancora epurato come nelle opere successive: la ricca Helene fa in modo che il suo amante Jean incontri Agnes, figlia di una sua amica rimasta in povertà, che per supportare la famiglia è costretta a prostituirsi, incoraggia il loro legame fino al matrimonio, ma il giorno delle nozze rivela tutto a Jean, che decide di restare affianco ad Agnes nonostante la squallida macchinazione di Helene. Grande prova della teatrante Maria Casares, sempre vestita di nero: il regista non ha ancora imposto le "voci bianche" che pretenderà dai suoi "modelli" in seguito, lasciando qui liberi gli interpreti di comunicare le emozioni e gli slanci dei propri personaggi, con buone prestazioni anche di Paul Bernard nella parte dell'uomo ingannato e di Elina Labourdette nel ruolo della prostituta attirata nel matrimonio di convenienza. La colonna sonora di Jean Jacques Grunewald risulta ancora in linea con gli standard della musica da film dell'epoca, da cui Bresson si allontanerà volutamente. Scena finale di grande intensità con la vittoria dell'amore coniugale sul perfido complotto di Helene. Nonostante il fiasco critico e commerciale dell'epoca e il fatto che in seguito sia stato praticamente rinnegato dal suo autore, è un film che si è preso la sua rivincita in appello e ha saputo trovare i consensi che merita.
Voto: 8/10
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