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Il pianeta selvaggio

Regia di René Laloux vedi scheda film

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George Smiley

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il pianeta selvaggio

di George Smiley
10 stelle

Sul pianeta Ygam vivono due specie intelligenti: i Draag, giganteschi umanoidi blu tecnologicamente avanzati, dediti ad una vita meditativa ed estremamente longeva, e gli Om, esseri umani dalle dimensioni lillipuziane in confronto ai primi e ridotti ad uno stato primitivo della civilizzazione. I Draag considerano gli Om poco più che semplici bestie, abbastanza curiosi e divertenti per essere tenuti come animali domestici ma potenzialmente pericolosi se lasciati prosperare liberamente, motivo per cui indicono saltuarie campagne di "de-omanizzazione" al fine di tenerne sotto controllo la popolazione. Un giorno un gruppo di bambini Draag uccide per gioco una femmina di Om rendendone orfano il figlio neonato, il quale viene adottato da Tiwa, la figlia del Maestro Simon leader dei Draag. Il bambino viene chiamato Terr e cresce con Tiwa come suo animale da compagnia, riuscendo ad apprendere gli usi e i costumi della cultura Draag e le nozioni scientifiche da essi scoperte grazie ad un dispositivo usato da Tiwa per studiare. Ormai cresciuto e distanziatosi da Tiwa che nel frattempo è diventata adolescente ed è stata iniziata all'usanza Draag della meditazione, decide di fuggire e si unisce ad un gruppo di Om selvatici che vivono in un parco abbandonato, condividendo con loro le proprie conoscenze e aiutandoli a sopravvivere ai tentativi dei Draag di sterminarli. In seguito all'ennesima campagna di deomanizzazione, la quale ha come conseguenze la morte del leader del gruppo di Terr oltre a vari componenti dello stesso e di un Draag che aveva tentato di ucciderli una volta scappati dal parco, vi è un'escalation del conflitto tra le due razze, con i Draag sempre più impauriti dalla resilienza e intraprendenza degli Om e con questi ultimi che nel corso degli anni riescono, partendo dagli scarti della società Draag, a costruire macchine sempre più complesse assorbendo e sviluppando autonomamente la tecnologia dei loro rivali. Prima di venire eliminati defintivamente gli Om riescono a scappare da Ygam a bordo di due razzi, giungendo sul vicino satellite chiamato "il Pianeta Selvaggio". Qui fanno una scoperta sorprendente: atterrati sulla superficie del planetoide vi trovano delle gigantesche statue di corpi umani privi di testa. In quel momento arrivano una sorta di "bolle" contenenti le teste dei Draag, staccatesi dai corpi dei rispettivi proprietari nel corso della loro meditazione. Le teste prendono il posto mancante sulle statue, i corpi delle quali iniziano a danzare tra di loro in quello che ci è dato sapere essere un rituale di accoppiamento necessario alla specie Draag, affetta da tassi di riproduzione di gran lunga inferiori a quelli degli Om, per rinnovare e propagare sè stessa. Gli Om ne rimangono terrorizzati e, temendo che le gigantesche statue danneggino nella loro danza i razzi su cui hanno viaggiato fino al Pianeta Selvaggio, fanno fuoco su di esse distruggendone parecchie. Ciò rappresenta una catastrofe per i Draag, i quali sono costretti a scendere a compromessi con gli Om per evitare un conflitto potenzialmente distruttivo e a riconoscere pari dignità ad una razza chiaramente intelligente e piena di risorse quanto la loro. Viene così costruito un satellite artificiale orbitante intorno a Ygam, sul quale gli Om si trasferiscono per vivere in pace. Da qui in avanti Draag e Om condivideranno le proprie scoperte scientifiche e le rispettive culture, arricchendo entrambe le specie e coesistendo pacificamente.

"Il Pianeta Selvaggio", opera realizzata a quattro mani dal regista René Laloux e dal disegnatore/illustratore Roland Topor i quali si sono occupati entrambi della sceneggiatura, adattamento del romanzo "Homo domesticus" di Stefan Wul, rappresenta uno degli apici del cinema d'animazione adulto degli anni '60/'70 e della fantascienza sociopolitica di quei decenni. Dietro una storia matura, provocativa e distrubante si cela un concentrato di allegorie filosofiche e allusioni alla contemporaneità da perdere letteralmente la testa. Gli orrori della prima metà del XX secolo e la disumanità del razzismo sono ritratti in maniera glaciale nel rapporto intercorrente tra Draag e Om, con i primi che negano la dignità intrinseca dei secondi considerandoli esseri inferiori da trattare come giocattoli per il loro compiacimento o come bestie fastidiose da tenere sotto controllo nel peggiore dei casi. Le campagne di deomanizzazione, in particolare quella che costringe gli Om a fuggire dalla loro dimora nel parco, ricordano in modo inquietante il modo in cui i Nazisti liquidavano gli Ebrei nelle camere a gas dei campi di concentramento. Questo rapporto tra vittime e aguzzini può essere letto anche come una critica più generale allo specismo, il quale mette al primo posto le specie considerate più intelligenti ed evolute a discrimine di tutte le altre di cui non vengono considerati interessi e diritti. Altrettanto stimolanti sono alcuni elementi sociologici del film: i Draag sembrano avere costituito una società collettivista e tecnocratica, in cui all'elevatissimo livello tecnologico raggiunto e alla pacificazione interna fanno da contraltare una mancanza generalizzata di individualità e un'evidente stagnazione culturale e sociale; di contro i più violenti Om vivono all'inizio del film in uno stato ancora primitivo e tribalistico, in cui la religione ha purtroppo presa sulla popolazione a vantaggio di pochi individui avidi di potere e a detrimento di tutti gli altri a cui viene impedito di progredire. Ma è proprio la maggiore individualità e intraprendenza degli Om a decretarne l'adattabilità a differenti contesti e il dinamismo che rende possibile il loro rapido sviluppo tecnologico e sociale. Importante è anche il ruolo della conoscenza e dell'istruzione nella rivincita degli oppressi sugli oppressori: ciò che porta alla fuga di Terr è un evento casuale che gli permette di accedere all'istruzione riservata ai suoi padroni, fornendogli i mezzi per mettere in discussione la propria schiavitù e per pianificare con successo la sua evasione. Unitosi agli Om selvatici, è la sua disponibilità a trasmettere loro quanto appreso a dar loro modo di contrastare efficacemente i tentativi dei Draag di eliminarli e di ottenere infine l'agognata libertà. E' dunque il caso di una civiltà che assorbe per osmosi la cultura dei propri dominatori per poi scalzarli dallo scranno del potere con le armi da loro stessi progettate. Immergendosi ad un livello ulteriore di analisi è possibile riscontrare anche un nucleo filosofico importante: gli eterei Draag, i quali appaiono quasi come divinità lontane dai problemi terreni all'inizio del film, rappresentano l'ideale di razionalità platonica, con le loro attività quasi interamente dedicate al distacco dalla realtà sensibile e alla trascendenza nel mondo delle idee che prende forma nel loro rituale di accoppiamento sul Pianeta Selvaggio; gli Om invece rappresentano l'irrazionalità ma anche la pulsione vitale della filosofia di Nietzsche, con la loro violenta corporeità a spezzare l'equilibrio metafisico dei Draag. L'opera rappresenta in qualche modo la rivincita della volontà di potenza e dell'anelito alla vita sensibile sull'idealismo freddo e inerte che ha dominato parte del pensiero occidentale nel corso dei secoli. Il finale sembra ottimisticamente suggerire un possibile superamento del dualismo tra anima e corpo e una riconciliazione tra vita terrena e vita spirituale, la quale porti anche ad una riconciliazione sociale tra le diverese razze e specie dell'universo, finalmente unite in pace e pronte a condividere il meglio di ciò che hanno da offrire.

Stilisticamente "Il Pianeta Selvaggio" è un'opera straniante ed ammaliante, merito dei suoi disegni e colori surreali e dei design fantasiosi e inusuali di creature e ambienti. Al netto di animazioni tendenzialmente ingessate e limitate a causa del basso budget, la staticità dell'azione contribuisce in maniera forse involontaria a dare un taglio onirico alla vicenda, accentuando la natura ipnotica e disturbante delle immagini. Il sonoro contribuisce nel creare un'atmosfera psichedelica mediante rumori d'ambiente che risuonano alieni alle orecchie dello spettatore e a musiche che ricordano le derive cosmiche e allucinogene dei primi album di Pink Floyd e Tangerine Dream. In sintesi il film di René Laloux e Roland Topor è un viaggio psichedelico e surreale dalla forte connotazione filosofica e politica, che non mancherà di affascinare e sconcertare lo spettatore attento e disposto ad accettare la sua natura bizzarra e fuori dal tempo se confrontato con il cinema odierno.

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