Regia di Ildiko Enyedi vedi scheda film
Leggo che la regista ha detto: "The Story of My Wife è anche una parabola sulla fine del patriarcato". Be', non conosco questa signora, ma se la fine del patriarcato per lei significa liberare la donna, a me sembra che la sua idea di femminilità sia non solo tremendamente triste ma pure degradante. In due ore e quaranta di film, abbiamo visto esclusivamente i capricci di una ragazza (intrigante, come sempre, Léa Seydoux) che tende a farsi mantenere da chiunque cada nelle sue trame seduttive. È lei che mena le danze, apparendo o scomparendo senza che i suoi sentimenti intacchino minimamente lo spettatore. E sempre di più ci sentiamo vittime di lei, dei suoi voltafaccia, delle sue voglie, delle sue pretese. Pur basandosi la sceneggiatura esclusivamente sul rapporto uomo/donna (nessuna pretesa intellettuale da parte di lei, appena accennato il ménage economico familiare) non c'è alcuna costruzione nè ricostruzione di rapporto amoroso tra i due e ad un certo punto tifiamo per quel marito intrappolato esortandolo a gran voce di mandarla a cagare.
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