Regia di Mark Robson vedi scheda film
La settima vittima (1943): Locandina originale
ESORDI D'AUTORE: MARK ROBSON
Una ragazza di provincia, Mary Gibson, in ansia dopo che la sorella Jacqueline pare sparita nel nulla, al punto da non pagare negli ultimi sei mesi la retta del suo college privato, si metterà in prima persona alla ricerca della parente scomparsa.
Per far ciò Mary si trasferisce a New York, dove riesce a scoprire ove vive la sorella, ma trovando l'appartamento deserto, con un particolare assai sinistro al centro della stanza: una sedia ed un cappio appeso al soffitto.
Poco dopo Mary raggiunge il salone di bellezza tenuto dalla sorella, ma scopre che questo è stato venduto alla socia di costei.
La settima vittima (1943): Jean Brooks
Con l'aiuto di un investigatore mal in arnese, che finirà pugnalato e fatto scomparire dopo una scena tesissima ad alta suspense sulla metro (stupenda!) l'intrepida giovane incontrerà un poeta emarginato, poi un misterioso dottore, che l'aiuteranno a scoprire una verità sconcertante: la sorella è viva, ma da tempo fa parte di una setta satanica che la soggioga e vincola a sé, ed ora versa in grave pericolo per aver rivelato l'esistenza di quell'oscuro e torvo culto del male.
Colmo di tensione e suspense, il film porta la regia di gran mestiere di Mark Robson, allievo di Jacques Tourneur, con cui collabora nella stesura dei suoi tre eccellenti horror Il bacio della pantera (1942), Ho camminato con uno zombie e L'uomo leopardo (entrambi del 1943).
La settima vittima (1943): Kim Hunter, Isabel Jewell
La settima vittima (1943): Jean Brooks, Kim Hunter, Tom Conway
Per il suo film d'esordio, Robson si dedica ad una storia tesissima, che riporta diverse analogie proprio con Il bacio della pantera, avendo in comune i due film la figura ambigua del dottor Luis Judd (interpretato da Tom Conway in entrambi i casi).
Poi si favoleggiano anche collegamenti con scene madri di film epocali come Il terzo uomo e Psyco, che contribuiscono a rendere questo piccolo gioiello, una vera e propria chicca.
Nel cast spicca una motivata e convincente Kim Hunter, all'epoca ventenne esordiente, che continuerà con successo la sua carriera ottenendo l'Oscar come miglior attrice non protagonista in Un tram che si chiama Desiderio (1952), ma famosa anche come protagonista completamente camuffata (è l'indimenticata Zira) nella prima trilogia originale de Il pianeta delle scimmie.
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