Regia di Sylvano Bussotti vedi scheda film
Collage sperimentale di immagini amatoriali e suoni cacofonici.
Non inganni il sottotitolo (film): Rara è più una provocazione, uno studio, un esperimento su pellicola che altro. Sylvano Bussotti, meglio noto come musicista e già innovatore in tale veste, verso la fine degli anni Sessanta si mette a montare insieme riprese amatoriali di amici e conoscenti, in interni (qui le immagini sono in bianco e nero) come in esterni (e qui invece diventano a colori). La suddivisione è netta: la prima parte occupa la mezzora iniziale del lavoro, mentre alla seconda toccano i restanti tre quarti d’ora circa. Difficile fruire dell’opera con piacere: se inizialmente la curiosità può essere alta, ben presto l’interessa scema sotto i colpi del serrato montaggio di scene tra loro slegate e prive di qualsiasi tipo di commento a parte quello sonoro, peraltro cacofonico e pertanto non particolarmente utile all’eventuale comprensione. Forse perché da comprendere non c’è nulla: i coevi lavori di Carmelo Bene, Franco Brocani o persino Paolo Gioli (che pure non impostava una trama nei suoi cortometraggi) sono al confronto opere ben più strutturate, con una maggiore leggibilità. Quantomeno – che la si consideri un’opera riuscita o meno – per Bussotti Rara rimane un unicum, a cui non darà alcun tipo di seguito. 3/10.
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