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Villetta con ospiti

Regia di Ivano De Matteo vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Villetta con ospiti

di Andreotti_Ciro
6 stelle

Il regista Ivano De Matteo e la moglie Valentina Ferlan, con la quale l’ex Puma di Romanzo Criminale – La serie (id.; 2008 – 2010) collabora da sempre, come spesso accade sanno metterci di fronte alle nostre coscienze, spesso immacolate, ma solo all’apparenza. Per farlo narrano una vicenda che trasuda di finto perbenismo nel quale spesso annega la nostra esistenza e per la precisione descrivendo un piccolo paese del nord-est, scelto da regista per via del concetto di difesa del territorio e dei beni materiali accumulati al termine di numerosi sacrifici.

 

In realtà però i fatti narrati non appartengono a un sola area geografica. Perché ovunque si possono consumare vicende che spesso preferiamo rimangano nascoste a sguardi indiscreti. E il dottore impersonato da Bebo Storti, ben poco interessato ai propri pazienti, ma decisamente molto legato al proprio conto in banca non fa certo gridare allo scandalo. Così come un poliziotto (Massimiliano Gallo) con traffici ben poco leciti. Un parroco (Vinicio Marchioni) non molto casto. Per finire con una facoltosa coppia d’industriali – Marco Giallini e Michela Cescon – con figlia a carico. Lui impenitente fedifrago. E lei più dedita alla beneficenza che alla propria famiglia. Oltre a una suocera che odia il genero arricchitosi grazie al matrimonio e irrimediabilmente “terrone”.

 

La capacità di De Matteo è quindi sempre quella di descrivere la piccola borghesia, i microcosmi e saper sfruttare cast di alto livello, oltre a una sceneggiatura a quattro mani che per buona parte dei quasi novanta minuti di pellicola regge alla perfezione. Riuscendo a generare un cambio di registro in corso d’opera, trasformando quella che al inizio pareva una critica sociale, verso la finzione che ognuno si porta dietro giornalmente, in un dramma dalle tinte noir. Ma è forse proprio in questo che pecca il film, a causa di una virata di genere troppo sbrigativamente liquidata per tornare alla teorica normalità di facciata. Una virata repentina che fa gridare all’occasione parzialmente sprecata perché, come spesso accade vedendo i lavori del regista romano, uno su tutti Mia (id.; 2023), il tema viene centrato ma in questo caso l’idea iniziale era decisamente interessante mentre l’epilogo decisamente molto meno.

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