Regia di Richard Brooks vedi scheda film
"Il figlio di Giuda", tratto dal romanzo dello scrittore americano premio Nobel Sinclair Lewis, è una delle opere più riuscite e memorabili di Richard Brooks, regista americano forse un po' sottovalutato, ma in realtà autore estremamente personale, e vinse ben tre premi Oscar fra cui quello, meritatissimo, a Burt Lancaster come migliore attore, nonché quello per la migliore sceneggiatura non originale allo stesso Brooks.
Ambientato negli anni 20, "Elmer Gantry" è la parabola di un commesso viaggiatore un po' ciarlatano e dalla parlantina forbita, che incontra Sorella Sharon della Chiesa Evangelista, si sente attratto da lei e decide di unirsi anche lui alle predicazioni itineranti della donna, mettendo a frutto la sua conoscenza della Bibbia per instillare la paura della punizione divina nelle folle, ma non ha messo in conto il riemergere di alcuni scheletri nell'armadio, che prendono forma nella sua passata relazione con una prostituta, che minaccia l'equilibrio finora instaurato.
Il film è una denuncia del rischio di fanatismo insito nella predicazione itinerante di questi movimenti religiosi, rappresentati con un occhio critico, decisamente non indulgente, e da questo punto di vista si può dire che la denuncia di Brooks e del romanzo di Lewis risultano ancora molto attuali, se si considera l'uso distorto e manipolatore che al giorno d'oggi viene fatto da più parti della religione per questioni di comodo, che non escludono il ricorso alla violenza. Il film ci offre una rappresentazione colorita, avvincente, a suo modo problematica, certamente soddisfacente in termini di drammaturgia e di spessore di personaggi e situazioni. "Elmer Gantry" è certamente uno dei migliori film in assoluto nella carriera di Richard Brooks e può contare su una vivida fotografia a colori di John Alton, ma soprattutto sul carisma recitativo delle sue star, a partire da un Burt Lancaster eccezionale e perfino inquietante nel rendere l'estroversione di Gantry che poi si rivela un'arma a doppio taglio, ma sono da lodare anche Jean Simmons nella parte di sorella Sharon, che poco dopo l'uscita del film sposò il regista, poi Arthur Kennedy nella parte del giornalista Jim Lefferts, coscienza civica che denuncia gli eccessi del puritanesimo e infine Shirley Jones nel ruolo della prostituta Lulu Bains, per cui vinse un Oscar come migliore attrice non protagonista, anch'esso ben dato.
La critica alla società americana è tagliente e preannuncia la deriva oscurantista in cui è sprofondata in seguito seguendo il culto della personalità di leader spesso ambigui, per cui "Elmer Gantry" è un film assolutamente da riscoprire. Voto 9/10
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