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L'esorcista 2. L'eretico

Regia di John Boorman vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'esorcista 2. L'eretico

di Dany9007
5 stelle

Sequel della pietra miliare L’esorcista, si distingue più che altro per due aspetti. Quello positivo è la volontà di non ricercare le medesime situaizoni che hanno caratterizzato il primo e che (purtroppo) saranno una sorta di marchio di fabbrica alla base di una moltitudine di film sul tema. Insomma Boorman non cerca di scandalizzare lo spettatore a suon di scene cruente o blasfeme come aveva fatto il primo film. Sebbene lo spettatore resti spesso in tensione in attesa di sequenze del genere, non verrà quindi soddisfatto al contrario viene sviluppata una narrazione che sembra più orientata alla ricerca delle origini del male, attraverso le lunghe parentesi in Africa, che nell’ambito intimo della sua vittima. L’aspetto negativo, connesso proprio a questo sostanziale cambio di registro è una narrazione in buona parte lacunosa rispetto alle vicende del primo capitolo (padre Karras sostanzialmente è inesistente, mentre ci si concentra al 100% sul destino e la vicenda di Padre Merrin), inoltre l’evoluzione della vicenda sembra abbastanza artificiosa e dedita ad aggiungere troppi ingredienti (l’ipnosi, la spicanalisi) rispetto al tema estremamente più legato al cattolicesimo che era anche il punto di forza, nonché di terrore, stimolato dal primo capitolo della vicenda. Personalmente ho pensato in più punti che la vicenda dovesse necessariamente virare verso una presenza malefica che alberga ancora nella giovane Regan, ma Boorman sembra più concentrato a narrare quindi le origini di Pazuzu, tuttavia senza riuscire a mantenere alta la tensione o ad arrivare a un epilogo anche minimamente equiparabile al primo film. Da un regista appunto come Boorman, sebbene non dedito alle produzioni horror (ma non lo era neanche Friedkin) ci si poteva aspettare qualcosa di più, soprattutto confrontando questo film con l’abilità nel creare uno scenario da incubo come nel suo celebre Un tranquillo weekend di paura. Altrettanto fuori luogo Richard Burton, imbolsino e sembre sudatissimo in un ruolo poco sviluppato: nessun tormento "vero" come il cupo Padre Karras del primo film, né alcuno slancio verso la fede come definito da Padre Merrin.

 

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