Espandi menu
cerca
Brood - La covata malefica

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

Recensioni

L'autore

IlCinefilorosso

IlCinefilorosso

Iscritto dal 24 maggio 2019 Vai al suo profilo
  • Seguaci 7
  • Post -
  • Recensioni 31
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Brood - La covata malefica

di IlCinefilorosso
8 stelle

C'è un cinema che insinua, un cinema che lavora sulle soglie, sulle epidermidi, sulle crepe della percezione. Poi c'è David Cronenberg, che quelle soglie le sfonda, che dell'epidermide fa un campo di battaglia, che delle crepe fa il varco da cui sgorgano incubi biologici e verità troppo scomode per essere ridotte a linguaggio. 

In un'epoca in cui l'horror sembra ancora legato a schemi narrativi più tradizionali, Cronenberg rompe il genere dall'interno, lo muta, lo infetta con una struttura che è al tempo stesso rigorosa e irrisolta, in cui l'orrore non è solo una questione di mostri, ma un fatto intimo, una malattia della psiche che si fa corpo, che si fa carne viva e violenta.

 

L'incipit del film è una dichiarazione d'intenti: non un omicidio, non un jump scare, ma la messa in scena di una seduta psicoanalitica, un sorta di teatro della crudeltà artaudiano, un palcoscenico in cui il dottor Hal Raglan (Oliver Reed), demiurgo e carceriere, conduce un esperimento perverso sulla mente di un paziente. L'orrore è già qui: non nei bisturi o nelle ferite aperte, ma nel linguaggio che diventa strumento di dominio, nel trauma che si incarna, letteralmente.

 

Oliver Reed, Gary McKeehan

Brood - La covata malefica (1979): Oliver Reed, Gary McKeehan

 

Il corpo, in Brood, è un territorio di guerra, una superficie su cui si imprimono i conflitti, le frustrazioni, le ferite mai guarite dell'infanzia. Il

personaggio di Nola (Samantha Eggar), non è un'antagonista, ma la vittima di un sistema familiare tossico, il prodotto di una violenza che si perpetua.

La sua psiche, troppo fragile per contenere il dolore, esplode in un fenomeno parabiologico: il suo corpo genera figli mostruosi, senza sesso, senza ombelico, figli del trauma, non dell'amore. La mutazione, in Cronenberg, non è mai un miracolo: è sempre una malattia, un sintomo.

 

Se Shivers e Rabid mettevano al centro agenti patogeni che infettavano e alteravano il corpo dall'esterno, qui l'orrore è endogeno: nasce dentro la protagonista e si propaga attraverso la sua progenie. C'è un ribaltamento radicale delle logiche dell'horror classico: i bambini, che nel cinema hollywoodiano sono tradizionalmente soggetti da proteggere, qui diventano il male assoluto, la manifestazione concreta di un'infanzia corrotta, brutalizzata, resa mostruosa dall'abuso.

Ma The Brood è anche un horror che ragiona sul passato che non si può rimuovere, sul trauma come organismo vivente. La creature mostruose partorite da Nola non sono altro che la materializzazione della sua rabbia repressa, un corpo senza parola che agisce il dolore. Nel suo atto finale, nel momento in cui svela il suo "miracolo biologico" — il parto animale e primordiale, la lingua che accarezza il feto come un gesto di possesso — Cronenberg giunge all'orrore puro, all'essenza più disturbante del suo cinema degli anni 70 : non c'è bisogno di spiegare I'incubo, perché l'incubo è già nel nostro stesso corpo, nel nostro stesso passato.

 

Art Hindle, Cindy Hinds

Brood - La covata malefica (1979): Art Hindle, Cindy Hinds

 

The Brood non è solo un horror psicologico, né solo un body horror. È un film che unisce la brutalità della carne alla violenza invisibile della psiche, anticipando temi che Cronenberg svilupperà in Scanners, Videodrome e La mosca, ma rivelandosi in questo uno dei film più compiuti della sua intera carriera.

Lo scienziato Hal Raglan è il primo di una lunga serie di personaggi ossessionati dal controllo sul corpo umano: non è un individuo votato al male, ma un uomo che ha superato i confini della scienza e ne è rimasto travolto. Come i futuri protagonisti di Inseparabili o eXistenZ Raglan non è mosso dal desiderio di potere, ma dalla ricerca, dall'ossessione di riscrivere l'essere umano.

Eppure, come sempre accade nel cinema di Cronenberg, la carne non si lascia dominare, non si lascia riscrivere senza conseguenze. Nola è il prodotto di questa follia scientifica, il punto di non ritorno. E la sua covata è la dimostrazione che il dolore non si estingue, ma si tramanda, si riproduce, si fa carne nuova, generazione dopo generazione.

 

Samantha Eggar

Brood - La covata malefica (1979): Samantha Eggar

 

The Brood rimane uno dei film più personali e disturbanti del regista canadese, il primo in cui l'orrore non è più solo biologico, ma profondamente psicologico. 

Un horror che parla della famiglia come incubatrice del trauma, della maternità come processo non necessariamente salvifico, ma potenzialmente distruttivo, del corpo come teatro della sofferenza mentale.

E alla fine, mentre i mostri vengono sconfitti, mentre il trauma sembra esorcizzato, Cronenberg ci lascia con un ultimo segno, un ultimo indizio che ci fa capire che il male non è stato vinto, ma solo rimandato. Perché il trauma, nel cinema di Cronenberg, non si cancella. Si evolve.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati