Regia di Dino Risi vedi scheda film
Il quarantenne spensierato e immaturo Bruno Cortona incontra casualmente lo studente universitario Roberto Mariani in una Roma deserta il giorno di Ferragosto e lo convince a seguirlo in un lungo viaggio in auto. Il film segue la giornata dei due personaggi molto diversi che, nonostante le perplessità iniziali di Roberto, intraprendono un viaggiò pieno di momenti esilaranti e riflessioni, esplorando le contraddizioni dell'Italia del boom economico.
Il film è una critica sociale che usa la corsa sfrenata dell'auto come metafora della frenesia del boom economico, che porta ad una corsa verso un futuro senza una vera consapevolezza del presente. L'Aurelia, simbolo di un'Italia in cambiamento diventa il simbolo di questa corsa senza meta, che ha come unica destinazione l'autodistruziione. Il film mette a confronto anche il mondo disincantato e superficiale di Bruno (rappresentante dell'Italia emergente, spregiudicata e cinica) con quello idealista e accademico di Roberto (che rappresenta l'Italia che lotta tra valori tradizionali e nuovo contesto sociale). Questo scontro ci mostra come gli ideali siano destinati a soccombere di fronte a una realtà in rapida evoluzione. Bruno incarna l'archetipo dell'italiano di successo ma complemento e privo di valori, che nasconde la propria insicurezza dietro la sua spavalderia e arroganza. Il suo personaggio è un "voyeur" che sfrutta la società per vivere senza impegno, e la sua apparente vitalità nasconde una profonda inettitudine al confronto con la realtà. Roberto invece rappresenta la parte "onesta" e lavoratrice dell'Italia, che rimane schiacciata dalla superficialità del personaggio di Bruno. La sua passività di fronte al viaggio lo rende vittima di un mondo che non sa più gestire. Il film è una critica al cinismo, al razzismo e all'omofobia, che si manifestano negli atteggiamenti di Bruno. In modo più sottile, il film critica la banalizzazione della cultura e della società, che diventa oggetto di satira e riflessione. Il finale tragico e improvviso rappresenta la fine dell'illusione del boom economico e l'inizio di un'era più buia. La morte di Roberto simboleggia la fine dell'Italia "onesta", mentre la sopravvivenza di Bruno, seppur simbolica, rappresenta il trionfo dell'ipocrisia e dell'individualismo che domineranno i decenni successivi. Dino Risi che ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Ettore Scola e Ruggero Macario, dirige con grande maestria ed eleganz, la recitazione è caratterizzata dalla coppia di protagonisti formata da Vittorio Gassman, nel ruolo Bruno , e Jean-Louis Trintignant, nei panni Roberto, offrendo interpretazioni straordinarie. Completano il cast Catherine Spaak, che interpreta Lilly, la figlia di Bruno.
Il sorpasso è un capolavoro assoluto della commedia italiana, e lo consiglio oltre che per le magnifiche interpretazioni e la regia perfetta di Risi, perché offre molti spunti di riflessioni. Una curiosità: Il produttore Mario Cecchi Gori non voleva che il film finisse in un modo così drammatico, e disse a Risi che se avesse piovuto doveva fare un finale dove i due protagonisti se ne andavano via con la macchina in un luogo indedefinito. Il giorno delle riprese del finale fu bel tempo e il film finisce come sappiamo.
Il sorpasso (1962): Jean-Louis Trintignant, Vittorio Gassman
Il sorpasso (1962): Jean-Louis Trintignant
Il sorpasso (1962): Vittorio Gassman
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