Regia di Andrej Konchalovskij vedi scheda film
Caccia all'uomo a qualsiasi costo
“Anche la bestia più feroce conosce un minimo di pietà. Ma io non ne conosco nessuna, quindi non sono una bestia." E’ una celebre frase tratta dal Riccardo III di William Shakespeare, che appare nei titoli di coda del film e che il regista russo Andrei Konchalovskij rielabora in un breve, tagliente dialogo tra i protagonisti: “Sei una bestia!” – “Noooo, un essere umano, che è molto peggio”.
Un’evasione rocambolesca da un carcere di massima sicurezza si conclude su un treno in fuga, senza macchinista, tra i ghiacci e il freddo polare dell’Alaska. Sulle tracce dei fuggitivi si mette anche il direttore del penitenziario, persona ostinata e restia a qualsiasi programma di recupero dei detenuti, che vede in loro nient'altro che "spazzatura" da eliminare. I fuggitivi sono: Manny, un anziano, un vero duro che niente e nessuno è riuscito a piegare; Buck, un giovane impulsivo e ambizioso che ammira Manny come un padre surrogato e lo segue nell'evasione per dimostrare il proprio valore, in un legame che mescola lealtà e rivalità. Ai due fuggitivi si aggiunge Sara, una giovane meccanica delle ferrovie che si era appisolata in un vagone per errore. Il trio improvvisato, due fuorilegge e una donna determinata, deve lottare non solo contro un treno lanciato a folle velocità senza freni e con la centrale operativa incapace di fermarlo, ma anche contro le proprie paure, i conflitti interni e la brutalità del mondo esterno. Il freddo polare, la neve implacabile e i paesaggi remoti dell'Alaska diventano personaggi a sé, amplificando la tensione claustrofobica.
Dal soggetto del maestro giapponese Akira Kurosawa, Konchalovskij, qui al suo esordio hollywoodiano di grande calibro, confeziona una pellicola spettacolare, un vero rollercoaster di adrenalina che tiene lo spettatore inchiodato allo schermo. Le scene esterne, rese mozzafiato dai protaagonisti che sfidano l'inferno su quel binario maledetto, unite alla colonna sonora che pulsa come il cuore del treno impazzito, creano un crescendo di emozioni pure, garantendo brividi autentici e indimenticabili. E poi, un finale tutto da gustare…
Il cast brilla di interpretazioni memorabili. Jon Voight, fresco del suo Oscar per “Tornando a casa”, è un Manny da antologia e si aggiudica un Golden Globe come migliore attore di un film drammatico, mentre Eric Roberts, nel ruolo di Buck, offre una performance brillante e viscerale e guadagna una candidatura all’Oscar come migliore attore non protagonista.
Il film viene complessivamente candidato a tre Oscar e a quattro Golden Globe, ma porta a casa solo due premi: il Golden Globe a Jon Voight e un Golden Reel Award come migliore montaggio sonoro. Un viaggio estremo che, a distanza di tanti anni, continua a sfrecciare veloce nelle nostre coscienze.
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