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Dostoevskij

1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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La recensione su Dostoevskij

di orsotenerone
3 stelle

Quando parliamo di serie TV gialle o noir, il 90% delle volte ci riferiamo a produzioni americane.
Qui, invece, parliamo di una serie italiana, diretta e scritta dai fratelli D'Innocenzo.
Purtroppo, ci troviamo di fronte a un mezzo pastrocchio all'italiana: c’è sì il desiderio di creare qualcosa di forte, ma manca totalmente la capacità di farlo.

Non si tratta di incapacità tecnica — anzi, i due registi dimostrano di avere talento visivo e senso della forma — ma manca la capacità di uscire dagli schemi vecchi, dai tic mentali di un certo brutto cinema italiano. Mancano il coraggio e la lucidità di proporre davvero qualcosa di innovativo.

La trama risulta poco interessante: il giallo, che dovrebbe essere il cuore del racconto, è solo un filo rosso che tiene insieme le puntate, ma non occupa mai lo spazio che dovrebbe avere, soprattutto per un prodotto di genere.
Ci sono molte sottotrame: la ragazza abbandonata dal padre e dedita alla droga; il padre stesso, un poliziotto dalla mente contorta, con gusti sessuali disturbanti e inaccettabili nella vita civile.

Filippo Timi è bravissimo: porta sullo schermo un personaggio complesso, scritto in maniera volutamente esagerata, e riesce a renderlo credibile.
Bene anche Carlotta Gamba, che conferma di essere un talento da tenere d'occhio, così come Gabriel Montesi, alle prese anche lui con un ruolo difficile.

Il problema vero è nella scrittura.
La storia è contorta e poco sviluppata. I personaggi sono abbozzati male, le battute sembrano uscite da un teatro d'avanguardia senza anima. E i virtuosismi tecnici — pure ben realizzati — risultano totalmente fuori luogo: fini a sé stessi, senza senso.

Dal punto di vista visivo, la situazione non migliora.
Pensavo fosse un problema del mio smartphone, ma mi è stato confermato da altri: la fotografia è così cupa che alcune scene sono quasi invisibili. E poi, il volume delle voci è incredibilmente basso.
Normalmente non mi soffermo su questi aspetti tecnici, ma qui sono così marcati da compromettere la visione: non si vedono bene le immagini e non si sentono le battute.

L'ambientazione, pur essendo in Italia, sembra ovunque fuorché italiana: bar, motel, alberghi... tutto sembra americano, tutto perde di realismo, tutto diventa anonimo.

I fratelli D'Innocenzo confezionano una serie basata sul dolore, sulla cattiveria dell'uomo, sulla sofferenza totale.
Il mondo che raccontano è grigio, tetro, senza via d’uscita.
Persino il finale, lasciato aperto per una possibile seconda stagione, è coerente con questa visione disperata.

Mi dispiace per il cast, che ha lavorato molto bene, ma la serie, per me, è brutta.
Naturalmente è un'opinione personale. Forse non l’ho capita. Forse il suo pessimismo mi è risultato semplicemente insopportabile.
Eppure ho visto film crudi, duri, senza speranza. Ma questa serie va oltre: qui c'è solo la morte del mondo, senza alcun respiro.
Mi dispiace... ma anche no.

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