1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie
Non ho visto il film, da cui questa serie sarebbe nata, ma poco importa. I fratelli D'Innocenzo, che sono una bella realtà della nostra recentissima storia registica, questa volta vanno sul lungo, su una serie TV, che oggi non si rifiuta mai, purtroppo. Il Cinema, tranne rari casi, si sta disossando in questa pratica volgare, che produce solo raramente qualcosa di valido. Fa parte del declino generale in cui siamo tutti vittime e carnefici. Detto questo, che sembra quasi un incipit di una lettera di (questo) Dostoevskij, questi sei episodi sono un pugno nello stomaco, nel bene e nel male, e, questo è un bene, qualcosa di veramente diverso nell'andazzo generale delle fiction. Prima di tutto, "Dostoevskij" non insegue il facile successo commerciale, anzi, e conosco persone che dopo il primo episodio l'hanno abbandonata. Posso capirli, la serie è la summa della visione del mondo degli D'Innocenzo, già espletata in ottimi lavori cinematografici, solo che qui viene portata ai massimi livelli e diventa soffocante, cupissima, quasi grottesca, dove non esiste niente e nessuno, nemmeno i paesaggi, con un minimo di luce o di speranza. Il serial killer, in fondo, appare davvero come uno che "guarisce dal male della vita", se la vita è quella raccontata dai due registi. E' la versione diabolica di "Don Matteo", fatta girare, come un LP degli Stones, al contrario, dove sbucano sangue, frattaglie, depressioni, notte, buio, vento, poliziotti tanto per fare, con un Timi eccezionale, sull'orlo perenne di una crisi di nervi. Straordinaria anche Carlotta Gamba, nell'interpretazione borderline di una figlia alla deriva. Arrivare fino in fondo, premia, perché la storia, per quanto lenta e marcia, si muove pur nel suo torbidume e ha il puzzo di qualcosa di vero, reale. Ma è un'opera complessa, difficile, non per tutti e, molto probabilmente, sopra le righe, ma chissenefrega, quando si vedono prodotti televisivi piatti, finti e, quelli sì, assolutamente volgari. Promossa.
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