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La bambina che raccontava i film: Un’emozionante storia di amore per il cinema da vedere
di PC1979
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La bambina che raccontava i film, in uscita homevideo per Eagle Pictures, è un'opera cinematografica che fonde il potere evocativo del cinema con la memoria storica cilena. Diretto dalla danese Lone Scherfig, La bambina che raccontava i film si basa sull'omonimo romanzo di Hernán Rivera Letelier e narra la storia di María Margarita, una bambina dotata di un talento straordinario nel raccontare i film agli abitanti del suo villaggio nel deserto di Atacama. Il cinema non è solo una forma di intrattenimento, ma diventa per la protagonista e la sua comunità uno strumento di sopravvivenza, un rifugio emotivo e un mezzo per affrontare le difficoltà della vita quotidiana.

Bérénice Bejo, Antonio de la Torre

La bambina che raccontava i film (2023): Bérénice Bejo, Antonio de la Torre

 

Una bambina e il cinema

Nel Cile degli anni '60, in un remoto villaggio minerario, la giovane María Margarita cresce in una famiglia segnata dalle difficoltà economiche. La domenica rappresenta l’unico momento di evasione, quando tutta la famiglia si reca al cinema. Tuttavia, un tragico incidente costringe i genitori a selezionare un solo membro per assistere ai film e poi raccontarli a casa. María Margarita emerge come una narratrice eccezionale, capace di restituire con dettagli e pathos le storie viste sul grande schermo. Il suo talento diventa un fenomeno comunitario e un'ancora di speranza per un popolo afflitto dalla povertà e dalle ingiustizie sociali.

La narrazione segue la crescita della protagonista e il suo rapporto con il mondo del cinema, intrecciando momenti di spensieratezza con l’incombere della realtà politica cilena. La dittatura imminente, la lotta dei lavoratori e la decadenza delle comunità minerarie fanno da sfondo alla sua evoluzione personale, rendendo la pellicola una riflessione sulla memoria e sulla resistenza attraverso l’arte.

Il cinema come esperienza collettiva

Uno dei temi centrali di La bambina che raccontava i film è l’esperienza collettiva della visione cinematografica. Lone Scherfig ha dichiarato: "Volevo raccontare come il cinema può unire le persone, dare loro un senso di comunità e identità. María Margarita diventa il tramite di un mondo più grande, che molti nel suo villaggio non avrebbero mai potuto conoscere senza di lei". Il film mostra il cinema come una forma di magia che trasforma il quotidiano, offrendo speranza anche nelle situazioni più difficili.

L’idea che la settima arte sia terapeutica emerge chiaramente nella prima parte del film, dove la famiglia della protagonista e gli abitanti del villaggio si riuniscono per rivivere le storie attraverso il talento della bambina. La regista si interroga anche su come la progressiva scomparsa delle sale cinematografiche e l’avvento della televisione abbiano cambiato questa dimensione collettiva, spostandola in una sfera più individuale e meno empatica.

scena

La bambina che raccontava i film (2023): scena

Il contesto storico e politico

La bambina che raccontava i film non si limita a essere un omaggio alla settima arte, ma si radica profondamente nella storia recente del Cile. Attraverso gli occhi della protagonista, la pellicola affronta il declino delle comunità minerarie, la progressiva perdita di spazi collettivi di intrattenimento e il drammatico cambiamento sociale che culminerà con il colpo di stato di Pinochet nel 1973. Lone Scherfig, pur essendo una regista europea, ha spiegato che la connessione emotiva con la storia è stata immediata: "Anche se il contesto è cileno, la storia di María Margarita è universale. Il suo desiderio di raccontare, di tramandare la bellezza del cinema, è qualcosa che tocca chiunque ami le storie e creda nel loro potere trasformativo".

Il film si sviluppa in due parti distinte: una prima fase, in cui domina la magia del cinema e il senso di comunità, e una seconda, più cupa, in cui il sogno si infrange di fronte alla dura realtà politica e sociale. La regista bilancia sapientemente questi due momenti, evitando un’eccessiva idealizzazione della nostalgia cinematografica e mantenendo un forte ancoraggio alla realtà.

Le interpretazioni e la regia

La bambina che raccontava i film vanta un cast internazionale di grande talento. Bérénice Bejo offre un’interpretazione intensa nel ruolo di María Magnolia, la madre della protagonista, che incarna il desiderio di dare ai propri figli un futuro migliore. Antonio de la Torre interpreta il padre di María Margarita, un uomo che trova nel cinema una forma di riscatto e sogno. Daniel Brühl, nel ruolo del misterioso Hauser, aggiunge un elemento di tensione e ambiguità alla narrazione. Ma le vere protagoniste sono le attrici che interpretano María Margarita: Alondra Valenzuela da bambina e Sara Becker da adulta, entrambe capaci di trasmettere la profonda passione per il cinema e la complessità della crescita in un mondo in trasformazione.

La regia di Lone Scherfig si distingue per il minimalismo e la ricerca dell’autenticità. Girato nel deserto di Atacama, il film utilizza paesaggi vasti e silenziosi per enfatizzare la solitudine della protagonista e la sua necessità di evasione. La fotografia di Daniel Aranyó valorizza i toni caldi e polverosi del deserto, contrapponendoli all’oscurità delle sale cinematografiche, vere cattedrali dell’immaginario.

La magia del cinema

La bambina che raccontava i film è un’opera che celebra la magia del cinema e la sua capacità di ispirare speranza, anche nei momenti più bui. Lone Scherfig confeziona un film che non è solo un omaggio alla settima arte, ma anche una riflessione sulla perdita dell’innocenza e sulla forza delle storie nel definire la nostra identità.

Un film imperdibile per chi ama il cinema nella sua essenza più pura, capace di emozionare e far riflettere, riportando alla luce un’epoca in cui le storie avevano il potere di unire le persone ben oltre lo schermo. Imprescindibile per chi ha amato Nuovo Cinema Paradiso.

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