Scrive Umberto Eco nelle Postille a “Il nome della rosa” che “da noi gli editori non amano i nomi propri, persino Fermo e Lucia è stato riciclato in altra forma, e per il resto ci sono pochi esempi, come Lemmonio Boreo, Rubé o Metello... Pochissimi, rispetto alle legioni di cugine Bette, di Barry Lyndon, di Armance e di Tom Jones che popolano altre letterature”. Trovo che la conclusione possa essere tranquillamente estesa al cinema: sembra che i distributori italiani abbiano una strana renitenza a lasciare il nome del protagonista nei titoli dei film stranieri. L’elenco sarebbe lungo, e non è detto che nel cambio ci si perda sempre: Citizen Kane si spersonalizza in Quarto potere, César et Rosalie si amplifica in È simpatico, ma gli romperei il muso, Harper si generalizza in Detective’s story, Shane diventa un evocativo Il cavaliere della valle solitaria, Susana un malizioso Adolescenza torbida. Nei sette casi seguenti sono spariti sia il nome sia il cognome.
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