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Il disprezzo

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il disprezzo

di Ethan01
8 stelle

Uno scrittore che necessita di denaro (Piccoli) accetta di riscrivere la sceneggiatura di una riduzione cinematografica dell'Odissea per la regia di Fritz Lang su commissione del produttore Jerry Prokosch (Palance).

Non è possibile scrivere una recensione su "Il disprezzo" senza prima tracciare brevemente le coordinate della "Nouvelle Vague", corrente cinematografica all'interno della quale si inserisce la pellicola in questione. I registi della "Nouvelle Vague" si imposero prepotentemente nel panorama cinematografico internazionale sul finire degli anni cinquanta, proponendo un tipo di cinema dichiaratamente "di rottura" rispetto al cinema francese dell'epoca, ritenuto ormai stantio e accademico (qualcosa di simile accadrà quasi contemporaneamente in Inghilterra, con il ("Free Cinema"), e gettando di fatto le basi per una rinnovazione che più tardi avrebbe investito anche il cinema d'oltreoceano, con la "New Hollywood". Tra gli autori della "Nouvelle Vague" il più estremo e radicale fu indubbiamente Godard, non soltanto ideologicamente, ma soprattutto nel suo approccio sperimentale alle regole del mezzo cinematografico, che lo hanno condotto col passare degli anni per binari sempre più lontani dai gusti del pubblico.

"Il disprezzo", pur appartenendo alla primissima fase della carriera di Godard, ed essendo dunque una delle sue pellicole più note ed intellegibili, rimane comunque un'opera profondamente stilizzata, cerebrale, caratterizzata da un intellettualismo di fondo spesso e volentieri fine a sé stesso. Soltanto inserendo tala pellicola all'interno del contesto di rinnovamento cinematografico succitato possiamo in qualche modo "accettare" tali vezzi autoriali profondamente legati a quel periodo storico, come ad esempio il tema dell'incomunicabilità (tipico di Antonioni), oppure le frequenti allusioni all'argomento tabù del sesso, con tanto di Brigitte Bardot distesa nuda sul letto.

Molto interessante è invece la rilettura "moderna" che Godard propone de "L'Odissea", nonché il parallelo che egli crea tra essa e le ragioni del "disprezzo" dI Emilia nei confronti di Paolo; parallelo che funge da necessaria chiave di lettura per riordinare i tasselli della vicenda narrata, altrimenti incomprensibile. E il discorso metacinematografico di fondo, con l'esaltazione della libertà creativa dell'artista è sincero e per nulla scontato.

Notevole la regia, che fonde con miracoloso equilibrio le esigenze di innovazione con una maestria nelle riprese delle ambientazioni naturali degna di John Ford (merito anche della superba fotografia di Raoul Coutard).

All'interno di un cast altisonante, che comprende una Bardot sensuale e adeguatamente in parte, un Piccoli piuttosto monocorde (volutamente?), la palma del migliore spetta comunque all'anziano Fritz Lang (nella parte di sé stesso), che ruba la scena a tutti. Jack Palance risulta invece del tutto fuori parte e inutilmente sopra le righe, benché il suo personaggio sia piuttosto interessante.

"Il disprezzo" ebbe traversie produttive, a causa dei dissidi tra Godard e il produttore Carlo Ponti, con conseguenti tagli da parte di quest'ultimo: attualmente è disponibile una versione integrale, non bene coordinata per quanto riguarda l'alternanza delle scene doppiate in italiano e quelle reintegrate in lingua originale, nonché caratterizzata dalla compresenza della colonna sonora originale composta da Georges Delerue e quella aggiuntiva (commissionata da Ponti per l'edizione italiana dell'epoca) di Piero Piccioni.







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