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The Lies of the Victors

Regia di Christoph Hochhäusler vedi scheda film

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La recensione su The Lies of the Victors

di pazuzu
6 stelle

Giornalista d'inchiesta per una rivista di attualità politico-finanziaria, Fabian è concentrato da settimane su una storia che riguarda l'esercito e ritiene scottante, e che per questo tiene nascosta ai colleghi. Ma il tempo passa, e l'informatore sul quale puntava tutto inizia a nicchiare. Mentre la cosa sembra sgonfiarsi, si vede assegnare dai superiori una stagista, la volenterosa Nadja. Restio a lavorare con una palla al piede, per tenerla impegnata le assegna un caso che ritiene di secondo piano, quello di un membro dell'esercito suicidatosi a pochi mesi dal congedo gettandosi nella fossa dei leoni allo zoo. Ben presto, però, le indagini su quest'ultimo si fanno particolarmente interessanti, tirando in ballo un probabile sistema di riciclaggio di rifiuti tossici. Fabian, dunque, decide suo malgrado di fare uno strappo alla regola ed agire in coppia con la stagista per andare in fondo ad una questione che pare farsi sempre più torbida, ma qualcuno, dall'alto, agisce nell'ombra per sabotare l'inchiesta.

«La storia è fatta dalle menzogne dei vincitori, ma non riusciresti ad indovinarlo dalle copertine dei libri di testo». Questa frase di Lawrence Ferlinghetti che conclude il film riassume in due righe il messaggio che il regista Christoph Hochhäusler vuole veicolare: non credete mai a ciò che vi viene spacciato per verità incontrovertibile, perché spesso è solo il risultato finale di un lavoro scientifico ordito da chi, dietro le quinte, si adopera a far andare le cose come devono andare.
Presentato in concorso all'edizione 2014 del Festival del cinema di Roma, The Lies of the Victors si propone come la trasposizione filmica del suddetto (sacrosanto) teorema, ma si risolve in un'operazione ardita che sarebbe ottimistico definire riuscita, perché se è vero che il racconto parte bene e altrettanto bene si sviluppa - mostrandosi teso e preciso - per buoni tre quarti, è vero altresì che a mezzora dal termine, quando i nodi dovrebbero venire al pettine, qualcosa si rompe, la tensione mostra la corda, ed alcuni espedienti narrativi altrimenti inutili (come il diabete del protagonista e la sua mania per il gioco d'azzardo) si rivelano maldestramente funzionali ad un epilogo reticente, trasformando quello che aveva tutti i crismi per essere un ottimo thriller complottista in un ennesimo esempio di film discreto che s'infrange sull'ultimo ostacolo.

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