Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
CICLO - IL CINEMA DELLA SOLITUDINE SENTIMENTALE - INCEL, FEMCEL ED ALTRI SOFFERENTI PER AMORE
1# L'EREDITIERA DI WILLIAM WYLER (1949): LA PRIMA FEMCEL //www.filmtv.it/film/15910/l-ereditiera/recensioni/938289/
2# NESSUNO MI SALVERA' DI EDWARD DMYTRYK (1952): LA SALUTE MENTALE NEGATA //www.filmtv.it/film/31968/nessuno-mi-salvera/recensioni/1050847/#rfr:user-96297
3# MARTY - VITA DI UN TIMIDO DI DILBERT MANN (1955): L'ORIGINE DELL'INCEL E DELLA FEMCEL //www.filmtv.it/film/4184/marty-vita-di-un-timido/recensioni/1051519/#rfr:user-96297
4# TEMPO D'ESTATE DI DAVID LEAN (1955): L'AMORE AI TEMPI DELLA GARDENIA //www.filmtv.it/film/7045/tempo-d-estate/recensioni/931643/#rfr:user-96297
5# CALLE MAYOR DI JUAN ANTONIO BARDEM (1956): UN MASCHILE MESCHINO/UN FEMMINILE RASSEGNATO //www.filmtv.it/film/32496/calle-mayor/recensioni/1052131/#rfr:user-96297
6# LA PRIMA VOLTA DI JENNIFER DI PAUL NEWMAN (1968): EMANCIPAZIONE DAL PICCOLO MONDO DELLA PROVINCIA //www.filmtv.it/film/5485/la-prima-volta-di-jennifer/recensioni/1052562/#rfr:user-96297
7# TAXI DRIVER DI MARTIN SCORSESE (1976): ESSERE CONTRO
"Travis è un reduce del Vietnam segnato dall'esperienza bellica. Soffre d'insonnia e perciò si fa assumere come taxista per i turni di notte. A contatto quotidiano con il peggio di New York la sua situazione peggiora. Respinto da una ragazza perbene che ha tentato di corteggiare, Travis ripiega sulla violenza"
Squilibrato, folle, pistolero, sociopatico, nevrotico, disturbato, violento, mitomane e alienato; tutti epiteti associati dai vari personaggi che entrano in relazione con Travis Bickle (Robert De Niro), ex marine reduce del Vietnam, ora conducente di taxi nel turno di notte, a causa della sua insonnia perenne.
Definizioni parziali date al protagonista di "Taxi Driver" (1976), in quanto ottenebrate dal filtro superficiale dei loro sguardi nei confronti di un personaggio, che invece osserva immersivamente, nella sua “ronda serale”, la giungla cementizia di New York, assieme alla sua multiforme “fauna” notturna, capace di assumere contorni indefiniti ed immateriali, in un tutt'uno con le luci artificiali sfocate.
L’illuminazione iper-realista di Michael Chapman, tramite tocchi di verde, rosso e giallo, non porta alcuna chiarezza, semmai assume i sinistri contorni delle fiamme infernali. Una luce artificiosa, s'impossessa di una New York mai rappresentata in modo così tossico, cupo e degradante.
Identico palcoscenico, che dal giorno alla notte, viene calcato diversi tipi di umanità agli antipodi tra loro, osservate continuamente dall’insonne protagonista nel proprio taxi, mentre trasporta qua e là i propri passeggeri, quando in realtà il suo è un errare senza meta e senza scopo. La sceneggiatura di Paul Schrader, scava con fare metafisico destabilizzante, nella condizione intrapsichica di Travis Bickle, tramite l’espediente del diario, tra le cui pagine emerge una vita grama, condotta tra un appartamento squallido, l'ineluttabilità della propria condizione di solitudine, l'accusa verso una società ipocrita e la frequentazione di sale cinematografiche proiettanti film porno, che danno sfogo ai pensieri più disparati (spappolamento della carne, ovulazione, spermatozoi, sesso etc…).
I suoi disturbi mentali, si acuiscono sempre più, a causa dell’insensatezza dell'esistenza condotta, mentre è alla ricerca di una normalità irraggiungibile a causa di una società che lo respinge ai margini, dopo averlo sfruttato nella guerra in Vietnam, per poi ignorarne le problematiche di reduce.
Continuamente fisso con il suo sguardo, sempre più focalizzato nei vuoti quotidiani, la luce a lungo cercata, assume i connotati del vestito bianco, indossato dalla giovane e seducente bionda Betsy (Cybill Shepherd), impiegata nello staff del senatore Charles Palantine (Leonard Harris), in odore di candidatura alla presidenza, che promette grandi cambiamenti. Betsy è un soggetto definito dagli incel con l'appellativo di "Stacy". Un soggetto femminile molto attraente e consapevole delle attenzioni maschili, di cui si bea, disprezzando con aria di sufficienza (nel migliore dei casi), gli uomini reputati al di sotto dei suoi elevati standard estetici. La donna "gioca" tramite prese in giro l'occhialuto collega di lavoro Tom (Albert Brooks), sfruttandolo come galoppino e incurante dei palesi sentimenti di quest'ultimo verso di lei. Un normie senza qualità appariscenti, un buon partito sicuramente, ma non basta per catturare le attenzioni di Betsy, decisamente più orientata a dare seguito all'approccio seduttivo spavaldo di Trevis.
Ma la sola originalità non basta superare la barriera dei criteri di selezione sessuale delle donne. I normali non possono capire una personalità lacerata come la sua, percependolo come un individuo “wired” con cui fare una chiacchierata, prima di allontanarsene definitivamente al momento di spingersi oltre. Travis scottato si autoconvince definitivamente nella sua solitudine alienante - di cui si autoconvince dell'irrimediabilità - di essere un profeta messianico, destinato a spazzare via, il marcio, la corruzione ed il crimine presenti nella città, attraverso una violenza senza freni.
Taxi Driver (1976): Robert De Niro
La maggior parte dei personaggi “normali”, che interagiscono con il protagonista, dicono belle parole in forma corretta; su tutti lo slogan dal contenuto vagamente populista “Noi siamo il popolo”, pronunciato dal senatore Palantine. Frase-spot, capace di significare tutto e niente allo stesso tempo, nonché ennesimo inganno perpetrato dai rappresentanti del potere nei confronti della massa, ma tanto basta per infiammare i tanti sostenitori, che affollano i comizi del politico.
Una personificazione istituzionale del sistema politico, tutta apparenza superficiale, ma dalla sostanza inesistente, venendo così identificato da Travis, come causa principale dei problemi presenti nella città, in quanto simbolo dell’ipocrisia sociale, che vive proprio di quei mali sofferti e osservati dal protagonista.
Se Palantine ha una cultura “alta”, che gli consente di esprimersi in modo che tutti possano comprenderlo, Travis invece è vittima di un malessere esistenziale, di ignota origine e dalla problematica risoluzione, tanto che nei discorsi con i suoi colleghi di lavoro al bar, non riesce ad esternare un pensiero articolato, che possa concretizzarsi in parole compiute, in modo che l’altro possa capirlo. Travis esternalizza la frustrazione verso una società incapace di dargli un posto, dopo averne sfruttato i servizi in guerra. Il dominio della mente sul corpo, si concretizza nella presa di coscienza della freddezza e insensibilità delle donne, che infondo dal suo punto di vista sono tutte uguali, Betsy su tutte.
Travis finisce con il sottoporsi ad un ossessivo automiglioramento fisico, tramite allenamenti estenuanti e una costante tensione muscolare di ogni fibra del suo corpo. Una proto Redpill, che unisce corporeità e spirito, in una spinta verso il tempio della trascendenza.
Il protagonista è una figura destinata ad essere inascoltata dal prossimo. Palantine, Betsy e la piccola Iris (Jodie Forster), prostituta dodicenne verso la quale sviluppa un iper-romanticismo tipico degli incel, che idealizzano esageratamente il femminile perchè poco a contatto con l'altro sesso, lo respingono tutti seccamente. La crudezza materiale assieme alla rabbia vorticosa di Travis merge grazie allo stile virtuoso, ma intrinsecamente “malato”, derivante dalle immagini catturate dalla regia di Martin Scorsese (con tanto di piccola parte nei panni di un passeggero). Travis comunica con lo spettatore, tramite i suoi sguardi costanti rivolti nello specchietto anteriore del taxi, ripresi dalla macchina da presa, che lascia grande spazio all’estro interpretativo di un Robert De Niro, ai massimi livelli.
L’attore si immerge nelle profondità di una discesa in una follia straniante ed alienata, tramite uno stato catatonico, dove una compressa che si scioglie nell’acqua (come un acido che corrode un solido), assume maggiore interesse, rispetto ad una qualsiasi altra relazione interpersonale, compiendo così la scelta di volersi immolare in un “crepuscolo degli dei suicida”, tramite un climax finale, dalla fortissima sgradevolezza, nel tratteggiare una violenza terrificante, ma mai esplosiva. Semmai sofferentemente nevrotica, nelle ossessive percussioni rimbombanti, della colonna sonora di Bernard Herrmann, al suo ultimo lavoro (il film verrà dedicato alla sua memoria).
Cinico e beffardo nelle conclusioni, il malessere esistenziale di un reduce viene fatto esempio positivo di una nazione americana, alla ricerca ossessiva di nuovi eroi da celebrare, incuranti delle loro condizioni psico-mentali, l’importante è averla indirizzata nei confronti di altri “outsiders” sgradevoli; ciò al potere tanto basta per essere tranquillo e trovarlo perfino interessante. Quel sistema impersonato dalla "stacy" Betsy, finisce con il trovare degno di nuovo interesse, colui che sdegnosamente era stato respinto, in quanto ora ha uno "Status" rispettabile. Eppure Travis resta la stessa persona, immersa nel circolo infernale con cui si apre il film, ma siccome rispecchia i parametri della Redpill - a cui Scorsese e Schrader sembrano aderire ante-litteram - poco importa della sua effettiva guarigione o cambiamento di carattere.
Taxi Driver è un classico che ha sempre da dire in ogni luogo e tempo. Le sensazioni viscerali, in grado di regalare questo capolavoro della storia del cinema, ne fanno una pellicola da revisionare continuamente, in quanto stra-colma di una pluralità di significati, che dopo 50 anni non accennano a diminuire.
Le critiche confuse dell’epoca, non vennero tacitate neanche dalla prestigiosa Palma d’oro a Cannes, che contribuì a lanciare il giovane Scorsese nell’olimpo dei grandi, assieme ad un Robert De Niro, divenuto icona di tutti coloro che si sentono “contro”, che nel 1976, tributarono un grande successo ai botteghini, per un’opera divenuta immortale.
Taxi Driver (1976): Robert De Niro
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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