Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Un Lang che tenta e ci riesce in pieno, la strada del western, certo una luce particolare, arricchita da un occhio che di cinema ha una sua personale idea, ma senza rinnegare mai i canoni che caratterizzano il genere. L’emblema stesso del film, che costruisce una storia concentrata sul personaggio femminile, è basata sul personaggio della Dietrich, che dipinge un ruolo femminile innovativo che soltanto poche altre attrici hanno potuto fare, fra cui uno dei migliori film della Crawford: Jonny Guitar, che questo film anticipa. Il regista cura molto le situazioni e molto meno l’azione e con questo si distingue molto dalle regie di genere. Per Lang, che era al suo terzo film ad Hollywood, non fu un film molto facile, nel senso che la produzione non era convinta della sua figura di regista, e Hughes limitò e tagliò scene, ed i rapporti con la Diva furono già all’inizio più che difficili, sfruttando il fatto che il regista non valutava molto gli attori. La Dietrich era sulla cinquantina, ma il suo fascino faceva passare inosservate le differenze di età con i suoi colleghi, anche se più giovani di diversi anni; con Ferrer ebbe un buon rapporto, tanto da scrivere nella sua biografia che il film andò avanti proprio per la sua presenza.
una storia raccontata in maniera più concentrata
una regia difficile, ma che è riuscito a renderla come la voleva
forse non se ne è accorta, ma uno dei suoi migliori film
per lui senz'altro l'occasione più giusta
ben diretto in un personaggio per lui nuovo
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