Regia di Samuel Fuller vedi scheda film
D'accordo, è un filmaccio di serie z, Fuller addirittura lo rinnegò, ma è pur sempre un film di Fuller, anche se rimontato dalla produzione, e - in aggiunta - è un film con Reynolds. Adoro i colori sporchi (il DVD che registrai di notte da Retequattro ha i colori più improbabili, e dopo infinite visioni dalla TV, lo sono ancora di più), adoro la luce polverosa, infame, le ricostruzioni di interni sudici. Sembra di sentirli addosso, sudore e sabbia, la puzza di sigaro di Cicca, l'alito alcolico di Arthur Kennedy, la pelle ambrata e aspra di Silvia Pinal, il mare di Port Sudan sulle cui rocce ReynoldsCaine gioca con le mortali arti seduttive della donna, un mare dentro cui gli squali proteggono un carico d'oro, senza essere pericolosi quanto lo sono ladri, assassini e avventurieri. Un ragazzino - Cicca - cerca un padre, o un maestro che gli insegni a essere uno squalo? Vuole uscire da quella fogna, e chiede a Reynolds di portarlo via con sè, come lo può chiedere un bambino che non vuole nè può aspettare di essere uomo subito. Ora per Caine si tratta di capire cosa vuole. Perdersi del tutto fuggendo con i lingotti, solo e ricco, oppure mollare l'oro agli squali e accontentarsi di un bambino che lo idolatra come un padre reietto.Il finale (vi auguro di arrivarci come ci arrivai io, sensazioni come queste sono benedizioni) a me ha dato reminiscenze infantili di quando aspettiamo nostro padre tornare a casa, con la speranza ci abbia portato un regalo, fosse anche una caramella, una figurina, una parola buona. Caine non ha niente per Cicca, solo il suo sorriso da farabutto, per essere "bastardi" insieme, non padre e figlio ma soci. Mai rubare a un ladro, dirà Caine a Cicca insegnandogli la prima regola di un "bastardo". Senza oro nè desideri, Caine si troverà a esere suo malgrado un padre "bastardo" per un figlio "bastardo", danzando niccianamente come una stella sull'orlo del proprio abisso di morte.
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