Regia di Samuel Maoz vedi scheda film
Leone d’oro numero 66 ad un piccolo gioiello israeliano. In futuro ne sottolineeranno forza del realismo ed emblematico valore della storia, entrambi di notevole impatto, ma è un altro pregio quello che fa di Lebanon un’opera potente e indicativa: il suo valore metaforico.
In quei pochi metri quadrati di carro armato potrebbe essere racchiuso l’intero mondo ridotto ai minimi termini: gente che convive con le proprie paure, protetta da una dimora inespugnabile che è anche prigione, uno scudo che è soprattutto trappola. Al di fuori, solo tanta ostilità che spegne sul nascere ogni lumicino di speranza. Una raffigurazione che corrisponde in modo inquietante alla vita affrontata ogni giorno da milioni di terrestri, in ogni angolo del globo. La vicenda si svolge in Libano nell’82, ma epoca e contesto (bellico) vengono risucchiati dall’opprimente claustrofobia perdendo ogni connessione con relativo spazio e tempo. Lebanon è il presente, ora più che mai. Si conferma nuovamente una tradizione che rischia seriamente di diventare regola: il grande cinema si fa con pochi mezzi.
un soggetto così valido impone una realizzazione che lo premi e valorizzi in ogni particolare. Per fortuna è andata così.
ottimo lavoro
ottima performance
forse il migliore. Eccellente.
bravo anche lui
se la cava bene
molto bravo
perfettamente a suo agio
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