Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Nella lunga collaborazione artistica fra Claude Chabrol e Isabelle Huppert, che ha visto l'attrice recitare come protagonista in ben sette lungometraggi del regista francese, "Madame Bovary" purtroppo è stato uno di quelli accolti più freddamente dalla critica sia in Europa che in America, e questo sostanziale rifiuto si è mantenuto inalterato nel corso degli anni rispetto alle reazioni molto più positive che hanno ottenuto film come "Il buio nella mente" o "Grazie per la cioccolata".
"Madame Bovary" è un adattamento ambizioso ma solo in parte riuscito del capolavoro letterario di Gustave Flaubert. Chabrol ha sottoposto il romanzo a tagli considerati inevitabili vista la sua mole, è rimasto fedele alla trama in misura considerevole, così come al suo spirito, ma non è riuscito a trovare una chiave di lettura personale, cosa che ha indotto i critici a ritenerlo un adattamento soltanto illustrativo, privo di una sua ragione di essere specifica. Uno dei problemi nella resa filmica del materiale letterario può essere stato quello di non essere riusciti, almeno in certe occasioni, a trasmettere lo stesso peso che determinati eventi avevano nella pagina scritta nelle rispettive sequenze, cosicché talvolta le motivazioni dei personaggi, e in particolare di Emma, risultano piuttosto vaghe, non approfondite.
Molto ammaliante nella resa figurativa, con i costumi di Corinne Jorry giustamente candidati all'Oscar, ma anche nella scelta delle location, molte delle quali trovate a Rouen, dove si svolge l'azione, il film può contare su un'interpretazione mimetica di Isabelle Huppert che risulta spesso intensa e ben calibrata, anche se il ritratto del personaggio talvolta sembra incompleto rispetto a quello fornito dallo scrittore, e manca qualcosa in termini di credibilità alla sua perenne insoddisfazione e irrequietezza. Buone le prove degli attori che le stanno affianco, da Jean-Francois Balmer nella parte del marito a Christophe Malavoy e Lucas Belvaux in quelle degli amanti, ma alla fine della proiezione se ne esce con qualche rimpianto per un film che non è riuscito a liberarsi da una patina un po' accademica, certamente dignitoso e con alcune belle caratterizzazioni come quella del farmacista Homais da parte di Jean Yanne, però nel complesso un po' risaputo nei suoi aspetti melo', che forse non raggiungono quelli della versione hollywoodiana di Vincent Minnelli.
Voto 6/10
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