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Armitage III: Poly Matrix

Regia di Takuya Sato vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Armitage III: Poly Matrix

di AndreaVenuti
8 stelle

Armitage III: Poly Matrix è un film d'animazione giapponese del 1997, diretto da Takuya Sato e scritto da Chiaki J. Konaka.

 

Sinossi: In un futuro non molto lontano, Marte è stata colonizzata dall'essere umano; il pianeta ricorda molto le ambientazioni  cyberpunk di Blade Runner.

La storia si focalizza su due agenti di polizia, la risoluta ed intraprendente Armitrage che scopiremo essere un adroide molto particolare, ed il detective Ross; i due dovranno indagare e dare la caccia ad un misterioso killer che elimina in maniera brutale gli androidi di terza generazione, come mai?

locandina

Armitage III: Poly Matrix (1997): locandina

Il film diretto da. T. Sato è un progetto interessante con un passato particolare che merita di essere mezionato.

Inizialmente è stato pensato e realizzato come un anime OAV di 4 puntate, ideato dal talentuoso Chiaki J. Konaka che si è anche occupato della sceneggiatura generale (Konaka è colui che ha sceneggiato uno degli anime più importanti e rivoluzionari della cosiddetta nuova animazione seriale  -NAS- ossia Serial Experiment Lain del 1998. Konaka ha anche lavorato nel campo del live action occupandosi della sceneggiatura di Marebito, j-horror di qualità diretto da T. Shimizu).

 

I 4 episodi nonostante un soggetto intrigante, con una sceneggiatura solida ed animazioni di qualità non ottenero il successo sperato.

Il Giappone non era ancora del tutto pronto per la corrente Cyberpunk; a tal proposito il capolavoro di Oshii, Ghost in the Shell fu un disastro al botteghino e venne rivalutato solo in Occidente, poco dopo.

 

Con la rivalutazione di Ghost In Shall e soprattutto con l'avvento della cosiddetta NAS, la produzione (AIC) decise di riadattarlo per il grande schermo ripercorrendo fedelmente la trama originale.

Alla sceneggiatura ritroviamo Konaka mentre la regia è stata affidata al giovane Takuya Sato che Konaka conosce bene (Sato si era occupato dello storyboard di 10 episodi di Serial Experiment Lain; Sato nel 2011 co-dirigerà con Hiroshi Hamasaki Steins;gate, sci-fy di assoluto livello).

 

Il film complessivamente è riuscito, con alcune trovate interessantissime e degne di nota ma non si sa per quale motivo è stato dimenticato da tutti (in italia è arrivato in home video grazie al sempre eccelso e lugimirante lavoro di Dynit).

Si parte alla grande con un incipit che oltre ad introdurci in un ambiente cyberpunk alla Blade Runner, propone una sparatoria in bianco e nero molto valida.

L'opera pur non essendo un capolavoro presenta molti spunti di rilievo che proverò ad evidenziare:

 

Per prima cosa ci troviamo di fronte a dei robot senzienti che addirritua posso partorire, tuttavia l'integrazione con gli umani non è riuscita, come dimostra la sequenza in cui ci viene mostrata una massa di persone inferocite che protesta contro i robot poichè non li considerano come esseri viventi bensì come macchine pericolose:

«via i robot, buttiamoli tutti fuori, ridateci i nostri posti di lavoro».

 

Il film inoltre può contare su una buona introspezione dei due protagonisti: «Sono un mostro che la società ha creato, la crisi economica non è colpa mia» così esclama Armitrage in una scena toccante.

Non si può dire la stessa cosa del villain ed i personaggi di contorno poco curati.

 

Buona anche la regia di stampo cinematografico con alcuni picchi lodevoli, ma allo stesso tempo ci sono selle scene un po' troppo risolutive e confusionarie; anche la storia soffre del medesimo difetto. Si capisce chiaramente come l'opera non sia stata concepita per essere un film bensì un oav di più puntate.

 

Piccolo cult da recuperare e da rivalutare

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