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Il Divo

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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La recensione su Il Divo

di michii
10 stelle

Il vero Giulio Andreotti dopo aver visto il film di Sorrentino in anteprima ha detto: "è una mascalzonata", il senatore a vita Cossiga ha parlato del regista Sorrentino come di un "registucolo". Per decifrare il codice Andreotti sono servite le tre colonne del cinema italiano di oggi, Paolo Sorrentino, Toni Servillo e Luca Bigazzi. Il divo si pone oggi come l'unica forma possibile per raccontare il passato-presente della palude democratica italiana, attraverso un procedimento che fa dell' intransigenza formale un arma a doppio taglio, perchè se da una parte delegittima chi viene messo in scena, il personaggio Divo Andreotti, dall'altra crea l'illusione dell'irritabilità, la forma mentis, il rigor mortis derivante da una sceneggiatura in pieno stato dialettico e paratattico. Sorrentino ha fatto un film che ricorda quasi i teoremi maelstromiani di Lynch, quasi una specie di Twin Peaks nostrano. Non è poco, in Italia non c'era mai riuscito nessuno. Per dirla tutta: ieri erano gli Scorsese, i Lynch, gli Eastwood, gli Spike Lee (solo con Inside man però) che dettavano legge. Adesso non uno ma due registi italiani (l'altro e garrone) osano e tirano fuori a Cannes due sinfonie di morte che pongono l'ambizione di stritolare i gangli del potere con un'operazione di stampo architettonico glaciale-verista-surrealista. Il divo è un film quasi ferreriano che da molto fastidio, si pone esso stesso come illusione con un vero e proprio atto di presunzione lisergica. Tornano anche in mente i fantasmi kubrickiani in qualche scelta di spettacolarità vsionaria, nella scena della confessione ripresa in primo piano (recitato da Servillo tutto d'un soffio quasi a inalare lo spirito andreottiano e farsene portavoce alla rovescia) con una violenza che non lascia scampo. E' anche un film notturno questo Il divo, girato quasi tutto di notte, perchè Andreotti non era un uomo del popolo, era e rimane Belzebù, il principe delle Tenbre, Il sigone del Male di carpenteriana memoria (non a caso). Una postilla semiseria: chissà a Hollywood l'Academy cosa avrà pensato di questo colossale lavoro fatto da Toni Servillo, loro che hanno reso un'istituzione il procedimento della trasformazione fisionomica dell'attore. E' valso l'Oscar a molti attori, dei quali quasi nessuno lo meritava. Ma forse a Hollywood neanche sanno chi sia Giulio Andreotti, mentre conoscevano benissimo la Mome, Edith Piaf, protegonista dello scialbissimo film di Oliver Dahan, che ha valso l'Oscar all'altrettanto scialbissima (ma incantevole) Marion Cotillard (vedere Un'ottima annata di Ridley Scott per credere, uno dei peggiori film americani degli ultimi anni: ma è ancora possibile girare scene come quella del cubetto di ghiaccio che scende sulla schiena di Abbie Cornish , stupenda fanciulla vittima di una scottatura sotto il sole della Provenza?) Comunque il premio vinto a Cannes insieme all'affresco di Garrone sulla camorra può valere molto in ambito internazionale. Il botteghino ha dato ottime risposte, forse a gennaio-febbraio, tra Golden Globe e Academy Awards per la coppia Sorrentino-Garrone ci saranno delle sorprese.

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