Regia di Marino Girolami vedi scheda film
Italia a mano armata (1976): scena
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Nel film che si presenta come l'ultimo concitato capitolo della cosiddetta "trilogia del commissario", che vede come precedenti i celebri Roma violenta (1975), Napoli violenta (1976), tutti con protagonista il biondo e tonico Maurizio Merli nel ruolo del dinamico e inflessibile commissario Betti, una banda, di malviventi, composta dal pregiudicato Salvatore Mancuso e altri, rapisce un pulmino scolastico pieno di bambini.
Le serrate indagini del commissario lo portano a sospettare di un boss milanese, Jean Albertelli (John Saxon), e di un vasto traffico di droga, culminando in uno scontro violento tra polizia e criminalità organizzata, dopo aver rischiato la pelle in prima persona, quando da ostaggio il commissario viene gettato legato da un'auto in corsa, riportando molteplici ferite.
In questa occasione l'azione evita di concentrarsi su una singola città come accaduto fino ad allora nei più famosi e visti poliziotteschi du quei primi anni '70, allargando il raggio d' azione questa volta lungo mezza Italia, spostandosi rapidamente fra le grandi metropoli del nord con relativi disadorni hinterland. Come ogni poliziotteschi che si rispetti, anche Italia a mano armata si concentra su scene di violenza e azione, sparatorie e corse in macchina tra stridore di pneumatici consumati da asfalto approssimativo ed Alfa Romeo della polizia che sfrecciano all'impazzata. La sceneggiatura, approssimativa e grossolana, cerca solamente di coordinare un momento action con il successivo.
Marino Girolami dopo Roma Violenta, ritrova il suo Betti ed un Maurizio Merli marpione che fa il duro e si compiace del proprio sguardo di ghiaccio.
Memorabile il suo sguardo da duro imbambolato e riconoscente quando, finito in carcere per un sordido tranello del suo scaltro nemico Albertelli, scopre che la bella sorella di uno dei bimbi rapiti e morto per cause di salute, è venuta a trovarlo manifestando tutta la sua ammirazione e devozione servile.
Sullo sfondo, come in tutti i poliziotteschi, scorci urbani grigi, sporchi e cupi di città allo sbando, in anni in cui di decoro urbanistico proprio non si parlava, ove macchine dell'epoca, pur in numero limitato rispetto ai ritmi odierni, occupavano strade e centri storici senza alcun divieto o restrizione di sorta.
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