Regia di Duccio Tessari vedi scheda film
Tessari non si interessa veramente di tutti gli effetti visivi e sonori più esteriori e suggestivi del vero thriller argentiano(nel quale filone venne inserito per volere commerciale della Titanus e con aggancio pretestuoso ad un ciondolo elemento di scena, da cui il titolo e un manifesto originale bellissimo, ma che c'entra ben poco con la storia), per concentrarsi quasi come un emulo più di superficie di Chabrol, al solito sui vizi e le perversioni da mantenere nascosti ad ogni costo - e che non arretrano neppure dinanzi all'omicidio di una ragazzina francese, Carol Andrè- della ricca borghesia e aristocrazia provinciale di Bergamo(dove il film venne in larga parte girato), ambientazione inusuale e inconsueta anche per il cinema di genere italiano, interessando però il giusto o anche meno.
Colpisce però l'eccellente, superba fotografia di Carlo Carlini(che si fa finalmente apprezzare nel nuovo restauro 2K) e colonna sonora di Gianni Ferrio, -che non si fa mancare persino sui titoli di testa e coda e a ogni occasione più emozionante-, il "concerto N°1" di Tchaikovskij nella celebre direzione 1969 di Herbert Von Karajan, una misura insolita e credibile nei dialoghi soprattutto quelli dei poliziotti agli ordini del commissario Silvano Tranquilli, ma soprattutto la perizia tecnica e nei movimenti di macchina, scelta e costruzione di scene e campi di inquadratura, da parte di un Tessari e di suoi collaboratori, qui particolarmente ispirati.
Sono tante le sequenze in tal senso veramente belle e che colpiscono l'occhio dello spettatore, senza bisogno di effetti truculenti. Basti citare il famoso finale di confronto e disvelamento di ogni colpevole assassino, tra Helmut Berger e Giancarlo Sbragia, nello scenario industriale abbandonato. Un quasi eccezionale brano di montaggio, plastico estetismo e inquadrature, con un insolito utilizzo di campi medi a schiaffo, e una posizione ancora più ricercata della cinepresa a grandangolo, sempre in angolo opposto del protagonista. Ricercatezza che viene utilizzata pure in una analoga sequenza nella grande sala padronale da pranzo nel palazzo avito di famiglia, con Helmut Berger servito da maggiordomo in guanti e livrea bianca. E sfoderando pure uno sbalorditiva panoramica a 360° dal centro del tavolo di tutti i presenti a tavola da sinistra a destra, cose viste in qualche film di Antonioni, Damiani, Leone, Castellari, pochi altri. Così come la scelta di riprendere gran parte dell'intero film con campi medi e lunghi, scarso ricorso a primi piani dei personaggi che così non sono ben definiti e dettagliati, e per amplificare il senso di stordimento e angoscia dei protagonisti successivi all'accoltellamento iniziale nel parco di Bergamo; la fuga del vero assassino ripreso sempre di spalle, e il cui testimone del salto dalla murata è lo stesso Tessari, il più inglese dei registi italiani di quel tempo, come spesso in una breve parte nei suoi stesso film.
Buone le interpretazioni di quasi tutti gli interpreti- Lorella De Luca è presente naturalmente come in pratica in tutti i film del marito Tessari- e in particolare è ovvio, Giancarlo Sbragia, il protagonista Alessandro Marchi, eccezionali i doppiaggi. Basti dire che come abitualmente, la voce di Helmut Berger/Marchese Giorgio Villarosa Venosta, è di Giancarlo Giannini che lo fa apparire come suo solito ben più bravo di quello che è, mentre Paolo Ferrari presta la voce alle requisitorie dell'infido avvocato Giulio Cordaro/Günther Stoll, e Oreste Lionello doppia il vice di Tranquilli/Commissario Berardi, mentre Renzo Montagnani doppia Giorgio Chinaglia si proprio lui, nella breve parte di sè stesso.
John_Nada1975
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