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Il leone del deserto

Regia di Moustapha Akkad vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il leone del deserto

di Ethan01
8 stelle

Più che una biografia su Omar Al-Mukhtar, guerrigliero che in Libia, tra il 1911 e il 1931, guidò la resistenza contro gli italiani, "Il leone del deserto" è incentrato sulle ultime fasi della guerriglia, che si conclusero con la cattura del leader libico e con la sua impiccagione. 

Finanziato con fondi statunitensi e parzialmente anche dal colonnello Mu'ammar Gheddafi, interpretato da un cast multietnico e diretto dal regista siriano Moustapha Akkad, "Il leone del deserto" è un poderoso kolossal che, sulla scia di illustri predecessori come "Lawrence d'Arabia", "Spartacus" e "Il vento e il leone", lancia un accorato messaggio anti-colonialista e pacifista, narrando una pagina di storia fino a quel momento del tutto ignorata al cinema, e molto poco lusinghiera per gli italiani.

È innegabile che la pellicola sia alquanto agiografica nel ritrarre la figura di Omar Al-Mukhtar e dei combattenti libici, senza macchia e senza paura come i Cavalieri della Tavola Rotonda, e i cliché del cinema d'avventura si sprecano. Ma la sincerità del messaggio di fondo è innegabile, e la sceneggiatura, di H.A.L. Craig, se per certi versi semplifica molto la realta storica, è pur vero che risulta essere meno manichea di ciò che potrebbe sembrare, dal momento che mostra come anche tra le file dei fascisti ci fossero (pochi) combattenti umani e leali nei confronti del nemico libico. Per il resto la regia di Akkad, solida e di buon mestiere, specialmente nelle sue qualità spettacolari, gestisce la pellicola per tutta la sua non breve durata senza annoiare quasi mai.

All'interno di un cast bizzarramente assortito troviamo: Anthony Quinn nei panni di Omar Al-Mukhtar, invecchiato e leggermente sottotono; Oliver Reed, inaspettatamente a suo agio nel ruolo dello spietato generale Graziani; Irene Papas, la cui presenza risulta essere alquanto ornamentale; John Gielgud e Rod Steiger, che appaiono brevemente, quest'ultimo nuovamente nei panni del Duce dopo "Mussolini ultimo atto". Dopodiché abbiamo i sempre efficaci Raf Vallone e Gastone Moschin nei panni di due ufficiali italiani, e una lunga parata di caratteristi tra i quali figurano: Claudio Gora, Lino Capolicchio, Robert Brown, Andrew Keir, Mario Feliciani, Sky Du Mont e persino Gianfranco Barra (nella parte di un rivoltoso libico). Splendida la fotografia del veterano Jack Hildyard; inesistenti le musiche di Maurice Jarre.

Alla sua uscita, la pellicola fu censurata in Italia perché lesiva dell'onore dell'esercito, e soltanto nel 2009 fu trasmessa per la prima volta su Sky, a distanza di quasi trent'anni.

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