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Dolce veleno

Regia di Noel Black vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Dolce veleno

di John_Nada1975
4 stelle

Più datato di altri film magari maggiormente noti alle masse prodotti nella Hollywood agli inizi del suo rinnovamento tra anni '60 e '70, ha dei buoni spunti trattando di una coppia uomo-donna-lei molto più giovane-, che discende all'inizio quasi per un gioco pericoloso di lui all'agente segreto, in due omicidi compreso quella della madre di lei. Sarà poca sorpresa annotare che la ragazza- impersonata da una venticinquenne Tuesday Weld che fa la diciottenne, non molto alta ma di una bellezza allora davvero abbacinante-, ha una personalità fortemente disturbata dietro l'apparente candore(non sessuale), e un piano fin dall'inizio per disfarsi della madre la quale argina la sua diabolica personalità, e che manipola fin dall'inizio lo squilibrato e millantatore (appena rilasciato dall'ospedale psichiatrico per un atto piromane di gioventù che senza volere provocò la morte della zia nella villa arsa al rogo)Anthony Perkins, che crede di essere invece lui il manipolatore. Interessante la regia di Noel Black (poi non pienamente confermatosi al cinema), per l'ambientazione in una provincia americana restia e ancora sorpresa dai grossi cambiamenti che la stavano scuotendo, nonostante ancora dei limiti di espressione e dei dialoghi un poco ampollosi in originale e datati dettati dal periodo, che Arthur Penn, Ralph Nelson e Norman Jewison come altri, già stavano abbattendo. 

L'assassinio della madre è però mostrato per i tempi in dettagli piuttosto crudi, e il finale è intelligente oltre che un bel pezzo di scrittura e dialogo, sugli inganni e gli inevitabili raggiri quindi amarissime disillusioni-se non consapevoli sacrifici come quello finale di un sempre ottimo Perkins in ruoli del genere- dei rapporti d'amour fou.

Bello il personaggio del garante della libertà vigilata interpretato da grande caratterista John Randolph. 

Unico che forse potrà dopo la chiusa della pellicola, cambiare quello che è apparentemente un finale piuttosto negativo e pessimista, nel quale si mostra che le donne anche se colpevoli dei peggiori crimini, con degli occhi dolci e delle crisi di pianto e menzogne nello stesso spudoratamente immerse, sanno camuffare le proprie responsabilità e atti scaricandole sull'uomo, quasi sempre essere credute,  e quindi cavarsela.

Precorre altri titoli famosi di giovani coppie delittuose, e uno sterminato filone che si è potuto manifestare pienamente dagli anni '70, ma non accostiamolo a "La Rabbia giovane"(Badlands)(1973) di Terrence Malick. Decisamente superiore e più risoluto nella sua cupezza e profondità di toni.

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