Regia di Bruce Morrison vedi scheda film
Superlativo per le scene di caccia automobilistica alla Pontiac Trans Am rosa e nera vera protagonista, la "Shaker" del titolo appunto, inseguita dai servizi segreti neozelandesi che vogliono le valigette contenute al suo interno, un virus creato in un laboratorio governativo e che la CIA vuole per scopi immaginabili suoi, trafugato dalla dott.ssa Christine Rubin/Lisa Harrow, perchè non se ne faccia l'utilizzo paventato. Per sfuggire alla sicura caccia a vista e con ogni mezzo per aria e terra, si affida pagandolo 1000$ N.Z. alla partenza e altri 2000 all'arrivo a Dunedine, quindi allo stunt americano di spettacoli pericolosissimi e dal vivo in tournée agli antipodi, l'asso unico del volante Judd Pierson interpretato da Cliff Robertson, uno di quegli attori americani di nome che in una data fase della loro carriera, come Warren Oates pochi anni prima in "Sleeping Dogs"(Unica regola:Vincere)(1977), Roger Donaldson, si erano allontanati nelle loro filmografie fino alla nascente cinematografia della Nuova Zelanda, accettando ruoli e ingaggi.
Pierson è accompagnato assieme alla dottoressa nell'angusto abitacolo della Trans Am allestita con ogni possibile tipo di rinforzo e sovralimentazione, dal meccanico Casey Lee interpretato da Leif Garrett, ex divo e idolo adolescente americano dei settanta.
Come detto, grazie anche agli splendidi scenari naturali costieri e interni neozelandesi, e alle sue strade poco trafficate percorse ad altissima velocità quasi perennemente inseguiti per buona parte del metraggio, anche in elicottero, attraverso città trafficate come Queenstown e Invercargill, e agli stunt leggendari di Peter Bell della Grandissima scuola di stunt degli antipodi, la seconda metà del film vale certamente la visione e non soltanto per l'altissimo livello di temerarietà ed elaborata inventiva, tensiva, delle acrobazie. Inoltre, il ruolo di Robertson come ultimo esponente - e pilota dal famoso passato professionistico-, dei gloriosi cascatori americani in continue tournée erranti "Hell Drivers", è reso con fascino ed è per lui una delle poche vere buone occasioni negli anni '80. Per questi aspetti supera persino un superculto del cinema kiwi come "La Banda Blondini"(Goodbye Pork Pie) diretto da Geoff Murphy, di pochi anni prima.
Apparizione di uno dei nomi tutelari del cinema neozelandese fino da questa sua "prima ondata", ma come attore in un ruolo minore, di Ian Mune.
In pratica un epigono e incrocio dei vari generi, come un suo possibile B-Movie e "contraltare" italiano quale potrebbe essere il "Car Crash'' di Antonio Margheriti/Anthony M. Dawson, di pochi anni prima.
Surclassandolo però dal punto di vista della tenitura tecnica nelle sequenze di acrobazie automobilistiche dal vero, se non in quelle con ausilio di modellini così tipiche di Margheriti, che qui non ci sono neanche nell'incredibile sequenza dell'elicottero che salva la Trans Am dal precipitare assieme con i suoi inseguitori da una altissima scogliera, tramite catena agganciata al tettuccio.
Ted_Bundy1979
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