Regia di Mario Amendola, Ruggero Maccari vedi scheda film
Bertoldo è un contadino povero, brutto e rozzo, dotato però di una merce rarissima: la saggezza popolare. A differenza del figlio Bertoldino e del nipote Cacasenno, sa sempre come cavarsela in maniera brillante. Quando viene a sapere che la figlia del re, innamorata di un trovatore, è costretta a sposare un nobile poco di buono, fa di tutto per mandare a monte le nozze, finendo però condannato a morte. Ma Bertoldo saprà come uscire fuori anche da questa pessima situazione.
Non è la trasposizione per immagini più nota dei racconti firmati da Giulio Cesare Croce a inizio Seicento, solamente perché trenta anni dopo, nel 1984, sarà nientemeno che Mario Monicelli a riproporre il medesimo soggetto, peraltro avendo a disposizione interpreti come Tognazzi, Sordi e Nichetti; non si tratta neppure della primissima versione di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, poiché Giorgio Simonelli già ne aveva diretta una nel 1936 (e, meno conosciuta tra tutte queste, ne esiste anche una televisiva firmata da Marcello Baldi, datata 1969). Eppure questa pellicola non smette di esercitare il suo fascino ancora oggi, grazie alla sapiente scrittura e regia di una coppia di artigiani del nostro cinema mai abbastanza ricordata, quella composta da Mario Amendola e Ruggero Maccari (Mac sui titoli di testa). Chiaramente i meriti vanno poi condivisi con un cast assolutamente azzeccato dal primo all’ultimo elemento, che vede in prima linea impiegati Vinicio Sofia, Alberto Sorrentino, Nerio Bernardi, Achille Togliani, Fulvia Franco e Otello Toso. Tanto, tanto buon mestiere (ci sono anche la fotografia di Mancori e il montaggio di Baragli) per un filmetto semplice, snello, ma efficace, che fa sorridere e distrae, coerentemente con i suoi unici obiettivi possibili. 6/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta