Regia di Sergio Leone vedi scheda film
"Giù la testa" è il penultimo film di Sergio Leone, ma anche la sua pellicola più sfortunata, incompresa e fraintesa nel corso degli anni da pubblico e critica. Leone all'inizio non voleva dirigere il film, offrendone la regia a Peter Bogdanovich e Sam Peckinpah, ma entrambi entrarono in conflitto con la produzione e alla fine dovette realizzarlo proprio lui; qui Leone continua la propria operazione di rilettura critica e di sagace ribaltamento degli stereotipi, passando dallo spaghetti western allo Zapata western e introducendo tematiche politiche inedite, influenzato dalla contestazione del 68, a favore delle classi disagiate e dei ribelli messicani nel periodo della rivoluzione del 1913. Partendo da una sceneggiatura scritta con Sergio Donati e Luciano Vincenzoni, Leone costruisce un ampio affresco che non ha pretese di realismo storico, ma semmai più vicino ad un apologo fiabesco che trasfigura fatti e personaggi in una visione pessimista, crepuscolare della Rivoluzione, tanto da risultare poco gradito in Messico dove il film per diversi anni non fu distribuito.
Giù la testa è un film di immagini, come sempre potenti, spesso memorabili per la sapienza compositiva e l'afflato lirico che le sottende, e il regista dirige scene di combattimento di massa coreografate benissimo, che a tratti ricordano quelle del "Gattopardo" di Visconti. Forse si può obiettare, però, che nella sceneggiatura finiscono per confluire motivi e istanze disparati e perfino contraddittori, e che si passa un po' troppo disinvoltamente da situazioni comiche che ricordano il personaggio di Tuco in "Il buono, il brutto e il cattivo", ad altre decisamente più drammatiche o elegiache che finiscono un po' per stridere (i flashback al rallentatore con effetto flou hanno un sapore un po' estetizzante). Alcuni detrattori del film hanno rimproverato a Leone la verbosità dei dialoghi politico-filosofici tra Juan e John, ma questo appunto può risultare veritiero solo per alcuni momenti isolati del film, perché nel complesso "Giù la testa" non risulta un'opera particolarmente verbosa e ha molte sequenze che rinunciano completamente al dialogo.
La musica di Ennio Morricone resta come al solito complemento insostituibile per le immagini, anche se il bellissimo tema "Sean Sean" è relegato soprattutto nei flashback che, per quanto emozionanti grazie alle note del maestro, non sono forse tra i momenti di invenzione più felici del film; nel cast ottimo l'apporto dei due protagonisti, con un Rod Steiger che ce la mette tutta per caratterizzare in profondità il personaggio, anche se l'impostazione "alla Tuco" finisce in parte per limitarlo, e un credibile ed efficiente James Coburn, molto bravo nel suggerire il dissidio fra violenza e pace interiore anelata dal personaggio. Fra i caratteristi una segnalazione di merito va a Romolo Valli, anche lui apporta un tocco di Visconti nella parte di un dottore doppiogiochista, per il resto "Giù la testa" rimane un'opera coraggiosamente personale anche nei suoi eccessi, piuttosto sfortunata al box office rispetto alla Trilogia del Dollaro e mai veramente amata dalla critica, oggetto di rivalutazioni adesso che però non possono farne il capolavoro che vorrebbe una minoranza.
Voto 8/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta