Regia di Florestano Vancini vedi scheda film
In vacanza alle isole Tremiti, una coppia di giovani amanti italiani fa amicizia con una coppia svedese più matura. Il marito scandinavo, professore di psicologia, sembra in particolare ossessionato dal ragazzo italiano: molto presto si scoprirà perché.
Un thriller psicologico con tutti gli estremi per sembrare una pellicola di Ingmar Bergman – ecco cosa ci si aspetterebbe da Violenza al sole (uscito anche come Un'estate in quattro); e invece è soltanto un pasticcio all'italiana che mescola emozioni facili e atmosfere balneari proponendo un approfondimento psicologico realmente banale, insapore. Di bergmaniano ci sono innanzitutto due dei quattro protagonisti: Gunnar Bjornstrand e Bibi Andersson; il restante 50% del nucleo del cast è poi composto da Giuliano Gemma e Rosemarie Dexter: affatto male, come quartetto. Bjornstrand interpreta inoltre un professore universitario di psicologia, naturalmente svedese: altro bergmanismo spudorato, così come lo è il rapporto della coppia nordica – freddo, impenetrabile, con l'aggravante dell'incomunicabilità manifesta da parte della moglie (l'unica del quartetto a non parlare italiano). Ben più dinamica, spensierata e sessualizzata è invece la relazione tra i due personaggi italiani, tanto per aggiungere luoghi comuni ai luoghi comuni già elencati. Peccato perché da un regista scrupoloso come Florestano Vancini è sempre legittimo attendersi qualche cosa di più; qui il Nostro scrive il soggetto da solo e la sceneggiatura insieme a Massimo Felisatti e Fabio Pittorru. Anche la carenza di riferimenti circostanti, la descrizione approssimativa del contesto sociale – sostanzialmente per un'ora e mezza tutto ruota attorno alle due citate coppie – è una pecca difficile da mandare giù. Il regista a ogni modo si rifarà alla grande con il successivo lavoro, per il quale però dovrà attendere tre anni: sarà il validissimo La violenza: quinto potere (1972). 4,5/10.
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