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L'uomo che parlò troppo

Regia di Vincent Sherman vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su L'uomo che parlò troppo

di John_Nada1975
5 stelle
Un poveraccio condannato per omicidio dal vice procuratore distrettuale George Brent, muore sulla sedia elettrica. Poi Brent scopre subito dopo l'esecuzione senza riuscire a salvarlo con una telefonata che giunge tardiva di pochi secondi, che era innocente. Così lascia la città e in un'altra apre uno studio privato; passa all'esagerazione opposta che siano meglio cento colpevoli liberi piuttosto che un innocente finisca in prigione, o peggio sulla sedia. Ma i suoi clienti non riescono a pagargli le bollette. Poi arriva il gangster Richard Barthelmess, e lui paga le bollette. Ma quando il fratello di Brent, William Lundigan, viene condannato a morte per un omicidio commesso da uno dei malviventi di Barthelmess, Brent potrà fare finalmente qualcosa?

Fu già un remake di "The Mouthflood" di James Flood e Elliott Nugent del 1932, E con Anche William Wellman, come molte delle produzioni di serie B di Brian Foy, procede a un buon ritmo. Brent è bravo nella parte, solido anche se un po' impassibile, è ben supportato da un cast che include Virginia Bruce, Brenda Marshall, George Tobias e John Litel. Ma la competente velocità realizzati a non raggiunge mai il punto di vera tensione o ansia, e di conseguenza il film sembra leggero.
Ma poiché  volta che la Warner Brothers metteva le mani su una sceneggiatura, la rifaceva finché i caratteri non scomparivano dalla pagina, pochi si sarebbero accorti dei cambiamenti all'acqua di rose dati I tempi di suo ormai datati per troppi aspetti
 
"L'uomo che parlò troppo"(il titolo con cui uscì in Italia soltanto nei primi anni '50, tra le voci minori Alberto Sordi e un grandissimo del primo doppiaggio, che ha avuto una nipote nota pornodiva), è uscito negli Stati Uniti nel 1940 in piena WWII che ovviamente fa capolino in almeno una battuta con "la situazione che sappiamo in Europa"). Se uno però si è preso la briga da vero cultore approfondito di vedere per curiosità il primo film, noterà che la sceneggiatura di questo è parecchio incompleta rispetto al precedente, o almeno al momento della produzione nel 1939-'40, quindi è presumibile che ciò sia perché si tratti di una rielaborazione. Nel 1955, questo film fu rifatto ancora con il titolo "Voi assassini"(Illegal) di Lewis Allen. E con Edgar G. Robinson, che ho visto anch' esso e ho apprezzato ben di più trattandosi di uno dei più solidi noir procedurali e polizieschi degli anni '50, a parte un vistoso buco nella trama.
 
La storia di base è simile anche a quella dello stupendo "Il Dominatore di Chicago" (Party Girl) (1958), di Nicholas Ray, con Robert Taylor e Cyd Charisse, Lee J. Cobb. L' archetipo hollywoodiano del procuratore distrettuale onesto Che per delusione e amarezza, senso di colpa professionali diventa "avvocato della mala", Steven Forbes (George Brent), manda nell'inizio insolitamente secco e cupo per i tempi, un uomo innocente alla camera a gas, per cui come detto si dimette e diventa avvocato difensore. L'attacco alla non riconoscenza della società in ogni epoca al lavoro e alle intenzioni nuove e oneste, è ben condotto. Ci mostra bene Sherman la fatica del protagonista poco tempo prima agiato e con un incarico di prestigio, a sbarcare il lunario finché non diventa un avvocato della mafia. Una volta raggiunto il successo come avvocato mafioso, assume un'assistente, Celia, e suo fratello John. John (William Lundigan) e Celia (Brenda Marshall) si innamorano secondo convenzione. John è però preoccupato per l'onestà dello studio, ma i suoi sforzi per correggere la situazione lo mettono nei guai.
 
Sebbene la premessa di base sia la stessa in ogni storia, in "Voi assassini" , l'attività del fratello cambia e la persona nei guai ricordo è la sua assistente, che sarà  interpretata se non erro da Nina Foch.
 
È una storia discreta. Nonostante le lacune anche di "Voi assassini", è la versione di gran lunga più apprezzabile, con Robinson, come attore più bravo di George Brent.
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