Regia di Todd Solondz vedi scheda film
Due episodi per raccontare l'arte dello storytelling (si fa per dire): nel primo, una ragazza (Blair) - pur di raccogliere spunti utili allo sviluppo narrativo dei suoi scritti - finisce a letto con un disabile e con il proprio professore-stupratore di letteratura. Nel secondo, un aspirante documentarista (Giamatti) entra nella vita di una famiglia per raccontare disagi e ossessioni degli adolescenti.
Con la sola eccezione del riuscitissimo Happiness, l'intera poetica di Todd Solondz si impernia sul tentativo (fallito) di provocare a tutti i costi. Il suo è un cinema sgraziato, nel quale la sola cosa che sembra contare è la rappresentazione del disagio, trasversale per genere, età e classe sociale. Troppo poco per ambire a un posto nell'Olimpo dei registi iconoclasti dalle solide basi espressive.
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