Regia di Andrew Lau, Alan Mak vedi scheda film
C'è forse fin troppa carne al fuoco in "Infernal Affairs" ma, dopo un iniziale straniamento, va dato atto che il film gira bene e si dimostra un ottimo poliziesco più incentrato sulla psicologia dei protagonisti che sulla forza delle armi
Non è facile districarsi nei meandri di "Infernal Affairs", buon poliziesco di Hong Kong del 2002, vuoi per i continui cambi di fronte, vuoi per una concitazione che a volte sembra confondere fin troppo le acque. Tuttavia, una volta afferrato il bandolo dell'intricata matassa, il film si dispiega in tutta la sua forza e mostra un'indubbia capacità del regista nel dominare il genere con mano sicura. Al centro della storia i destini incrociati di due infiltrati, l'uno poliziotto all'interno di un clan della mafia locale, l'altro un criminale della stessa banda entrato nella polizia per informare il capobanda delle mosse delle forze dell'ordine. Il film sceglie una strada non tanto incentrata sulla spettacolarizzazione (inseguimenti e sparatorie sono ridotti all'osso) quanto piuttosto su questa lotta incrociata tra gatto e topo, senza prendere mai una netta posizione di parte e lasciando piuttosto che tutto scorra come un fiume in piena fino al redde rationem del bel finale.
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