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Lilith - La dea dell'amore

Regia di Robert Rossen vedi scheda film

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La recensione su Lilith - La dea dell'amore

di millertropico
9 stelle

Tratta da un romanzo di jr Salamanca, la pellicola in pratica è un’inquietante escursione nell’universo disturbato e disturbante della malattia mentale pieno di simbologie estetizzanti.

Lilith è un grande film purtroppo sottovalutato e bistrattato dai più.

 

Uno dei tanti “invisibili” di valore insomma del quale si perse quasi subito la memoria.

 

 

Furono infatti in pochi anche qui in Italia, ad accorgersi della sua sconvolgente modernità dove fu programmato frettolosamente come una meteora, penalizzato e buttato allo sbaraglio nella stagione morta (i mesi più caldi di una delle torride estate degli ultimi anni del decennio dei ‘60 del secolo scorso) come se si trattasse di un fondo di magazzino senza valore, e questo nonostante un cast stellare a causa della cattiva fama che si portava addosso direttamente dagli Stati Uniti dove era stato un flop clamoroso.

 

D i fatto invece è il sorprendente canto del cigno (la la degna conclusione della scarna, travagliata e bistrattata carriera di un regista importante come Robert Rossen (che morirà appena due anni dopo dopo aver realizzato questa interessante pellicola) al quale il sistema offrì poche occasioni per brillare penalizzato dalle sue idee politiche e dal suo cuore che batteva a sinistra (in tutti i sensi) che già gli aveva procurato grossi guai durante gli anni bui del maccartismo più virulento.

 

Tratta da un romanzo di jr Salamanca, la pellicola in pratica è un’inquietante escursione nell’universo disturbato e disturbante della malattia mentale pieno di simbologie estetizzanti. Un film davvero unico che il pubblico americano, turbato dalla morbosità della storia ritenuta addirittura “scandalosa”, rifiutò in toto e inappellabilmente, con estrema violenza come se si trattasse di una pellicola vicinissima alla pornografia..

Solo la Francia che di cinema ne ha sempre masticato più di noi, riconobbe alla pellicola la sua importanza dedicandole recensioni entusiasmanti.

 

Di fatto, si conferma ancora oggi, come uno dei grandi film sulla follia, forse il migliore (secondo solo a Splendore nell'erba di Kazan, dove peraltro era presente anche in quel caso l'ottimo Warren Beatty),. Un film che ha poi anche  regalato a Jean Seberg la più bella e intensa lnterpretazione della sua carrriera. Eccellente anche la fotografi La fotografia di Eugen Schüfftan

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