Regia di Kaouther Ben Hania vedi scheda film
La voce di Hind Rajab (2025): scena
Venezia 82. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Sfibrata da una giornata di lavoro estenuante, Rana sta per lasciare l’ufficio della Mezza Luna Rossa, l’ente che gestisce le operazioni di soccorso nei territori palestinesi. Da quando la Striscia va a fuoco le chiamate da Gaza vengono dirottate proprio a Ramallah dove Rana risponde alle richieste di soccorso. Omar sta per prendere il suo posto quando arriva una sconvolgente chiamata da Gaza City che li terrà occupati per ore.
La regista Kaouther Ben Hania racconta la storia vera della piccola Hind Rajab, cinque anni, intrappolata in un’automobile crivellata di colpi e sepolta tra i cadaveri dei parenti in attesa di essere salvata dalle incursioni dell'esercito israeliano. Il film racconta la vicenda tramite le voci di Rana e Omar che cercano di mantenere calma la bambina fintantoché il responsabile dell’ufficio, Madhi, riesca, finalmente a garantire un viatico sicuro per l’ambulanza. Le foto dei paramedici uccisi dal fuoco israeliano sono troppe e Mahdi deve spendersi in mille telefonate per garantire ai suoi uomini di salvare la loro pelle e quella della bambina.
Con loro, in un ruolo di mediatrice, vi è la psicologa Nasreen, appositamente formata per contenere l’ansia, la rabbia e la frustrazione dei colleghi.
Kaouther Ben Hania sviluppa la narrazione tra le rassicuranti mura del palazzo in cui gli operatori rispondono alle chiamate. All’interno dell’ufficio ognuno è ulteriormente al riparo nel bozzolo formato dai divisori in plexiglass che dividono ciascuna postazione. Tutto appare vagamente confortevole e sicuro. C’è una psicologa con cui parlare e, finito l’orario di lavoro, si lascia la pesantezza in ufficio, attaccata in bacheca con le sembianze di una sagoma senza volto.
La violenza è altrove. La guerra pure. Ciononostante la guerra è protagonista di questo film. Rimane off-screen, appena percepita dai lamenti provenienti dall’automobile, dai pianti di Hind Rajab, dal rumore dei tank israeliani, ma c’è e schiaccia le anime degli operatori come le ruote dei cingolati comprimono lamiere e mattoni al loro passaggio. Se la violenza del conflitto armato si intuisce appena durante le telefonate, la violenza delle emozioni sconquassa i rapporti tra i colleghi aprendo mille conflitti. Omar si scontra con Madhi per la lentezza dei soccorsi e finisce per sbroccare mentre Rana fatica a contenere lacrime ed emozioni finché parla o prega con la bambina.
La voce di Hind Rajab (2025): scena
Benché sia circoscritto tra quattro mura il film di Ben Hania è sfibrante di attesa e racconta le emozioni palpitanti e estreme dei protagonisti sottoposti al fortissimo stress di chi non può fare nulla per salvare una vita. Le emozioni sono fortissime e Ben Hania le mette in mostra senza pudori perché, come mi disse un’amica psicologa, specializzata nel dare soccorso alle vittime di catastrofi naturali, non c’è nulla di più necessario del diluvio di sensazioni esternate dalle vittime e dai soccorritori, costretti, tutti, a confrontarsi con la tragedia. Il personaggio di Nasreen è il più interessante tra quelli abbozzati dalla sceneggiatura perché aiuta gli altri a metabolizzare la propria impotenza, un’impotenza che ci riguarda ogni qualvolta non siamo in grado di influenzare il corso degli eventi.
A mio avviso Ben Hania gira con mano ferma e lascia che le emozioni dei protagonisti finiscano per coincidere con quelle degli attori, certamente chiamati ad una prova difficile di fronte alle registrazioni conservate negli archivi dell' ente. Ben Hania utilizza, a tratti, la voce originale dei protagonisti specie all’inizio delle sequenze. Brevi momenti che lasciano poi il posto alla recitazione che si inserisce in modo impeccabile all’interno del filo consequenziale del racconto.
Il film sfiora la perfezione salvo fuggire al controllo nella ricostruzione finale degli eventi. Avrei chiuso con una dissolvenza ed un paio di frasi su fondo nero per ragguagliare il pubblico della conclusione dei fatti. Niente interventi ed interviste a persone. Le riprese dell’automobile? Magari si. Le altre? No. Il film, d’altro canto, aveva spiegato tutto quello che serviva sapere, senza bisogno di ricorrere alle immagini d'archivio della televisione. Le recriminazioni nei confronti dell’Idf erano sufficientemente chiare comunque. L’utilizzo delle registrazioni originali farà storcere il naso a chi crede che non si dovesse utilizzare la voce della piccola Hind. Un'obiezione legittima. D’altro canto, chi non voglia (o non possa) rispondere al fuoco con il fuoco, e decida di combattere come può affinché questa atrocità finisca, usa le armi che possiede, le uniche che forse possono incrinare le sicurezze di chi rimane granitico di fronte alla morte delle decine di migliaia di bambini della Striscia.
La voce di Hind Rajab (2025): scena
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