Regia di Vincenzo Alfieri vedi scheda film
Un film interessante e crudo, che funziona alla perfezione dal lato della fluidità e degli incastri del montaggio nonostante la presenza di un finale di troppo.
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2025 - CONCORSO PROGRESSIVE CINEMA
Sono passate da poco le 3:15, quando Ludovico, maresciallo dei carabinieri, scende di casa perché per la strada è successo qualcosa di grosso: un capannello di ragazzi gravita attorno al corpo di un loro coetaneo che sta morendo. Di lì a poco, va a cercare i "gemelli" nel bar dove sa che li troverà, intimandogli di sbrigarsi ad andare a farsi vedere al comando.
È la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020, il paese (mai citato direttamente) è Colleferro, e il ragazzo che spira, ammazzato di botte, è Willy Monteiro Duarte, ventunenne italiano di origini capoverdiane.
Insieme allo sceneggiatore Giuseppe G. Stasi, il regista Vincenzo Alfieri romanza il libro inchiesta di Federica Angeli, e a fronte dei 40 secondi del titolo, che sono il tempo bastato per realizzare il pestaggio omicida, prova ad immaginare cosa sia accaduto nelle ultime 24 ore: struttura quindi il film in quattro macroepisodi, ciascuno dei quali ricostruisce la giornata di ognuno dei personaggi risultati poi determinanti (Maurizio - Michelle - Lorenzo e Federico - Willy). Allo scopo di mantenere un taglio documentaristico, mescola attori veri ad altri scelti per la strada, pedinandoli con camera a mano e riprese spesso ravvicinate, e facendoli esprimere in un linguaggio che trasuda spontaneità.
L'esito è un film interessante e crudo, che funziona alla perfezione dal lato della fluidità e degli incastri del montaggio nonostante la presenza di un finale di troppo (l'epilogo, con l'ultima giornata di lavoro di Willy, francamente evitabile), che annota la presenza di una mentalità patriarcale pressoché inscalfibile, che osserva le dinamiche dei rapporti tra giovani e l'incomunicabilità tra loro e le generazioni dei loro padri, ma che, nel suo racconto costituzionalmente frammentato, sembra indagare poco, o almeno non abbastanza, su come la delinquenza abbia radici nell'incultura e nel culto della violenza.
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