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Yes

Regia di Nadav Lapid vedi scheda film

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La recensione su Yes

di alan smithee
8 stelle

scena

Yes (2025): scena

FESTIVAL DI CANNES 78 - QUINZAINE DES CINÉASTES

Israele oggi: la scia di sangue del 7 ottobre 2023, perpetrata dall'esercito su comando del Primo Ministro Netanyahu a seguito dell'attentato perpetrato da Hamas sui civili israeliani, costato la vita a 1200 persone, e la risposta armata sproporzionata che ha dato vita alla strage di innocenti ancora in atto su Gaza, ha influito tutt'altro che floridamente sui ritmi di vita e sulle finanze dello stravagante artista conosciuto come Y. (Ariel Bronze).

Il tipo, genialoide e anticonformista, è un musicista jazz che ora si ricicla come organizzatore di feste kitsch a giovamento della buona società borghese annoiata e bisognosa di emozioni forti, utilizzando negli show coloratissimi anche la bella consorte simile-Barbie di nome Jasmine (Efrat Dor), danzatrice e donna immagine che, quanto a colore ed eccentricità, si rivela un coerente contrappunto all'esagitato ed estroso consorte.

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Yes (2025): scena

Ariel Bronz

Yes (2025): Ariel Bronz

 

Quando a Y. viene affidata la missione di strategica importanza, consistente nel musicare un nuovo inno nazionale per rafforzare la credibilità di una classe politica sempre più colpevolizzata riguardo alla incessante strage di innocenti perpetrata sulla Striscia, ecco che Y., dopo essersi accorto dell'inganno con cui vengono associate immagini di repertorio alla sua musica, decide di assumere una posizione intransigente.

Adottando una strategia in linea con il proprio stile di vita ed arte, le cui modalità si chiariranno in un finale ancor più delirante e scatenato, dai contorni nemmeno troppo vagamente sadomaso, rispetto a tutto ciò che precede questa inaspettata reazione.

In mezzo a questa sofferta ed esagitata metamorfosi, una fuga salvifica e chiarificatrice, ovvero un viaggio compiuto con una ex amante pianista, attorno ai luoghi che hanno contribuito a rinverdire la tragica circostanza di come l'essere umano non sappia imparare nulla dagli orrori che hanno insanguinato la storia umana sul pianeta, durante tutti i millenni di storia che hanno segnato la venuta dell'essere umano su un pianeta che proprio costui non ha mai saputo meritarsi.

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Yes (2025): scena

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Yes (2025): scena

Il regista israeliano Nadav Lapid arriva a Cannes nella sola sezione coraggiosa ed anticonformista, la mitica Quinzaine des Cinéastes of course, che abbia osato ospitarlo, con il film più convulso, esagitato, furente e cinicamente politico di tutto il festival.

Un film che logora, infiamma, che esplode come una bomba e incendia con la sua potenza critica, gettando benzina in un campo da battaglia già infiammato, ove già tutto è violenza e reazione esasperata e inappropriata ad un crimine inaudito iniziale su cui non si può discutere, né si può cercare in alcun modo di sminuire.

Ma Lapid, che gira di petto, con rabbia ed istinto, ma anche con la maestria ed una grande energia vitale e ritmica, urla il suo disappunto in modo laterale, senza accuse dirette sin troppo facili.

Il cineasta preferisce urlare il proprio disappunto sulla efferata reazione israeliana, facendo recitare ai suoi interpreti, a denti digrignati ed espressioni deformato dal disgusto, i connotati che descrivono la violenza inaudita sui deboli e sugli innocenti.

Una strage che è sufficiente descrivere attraverso parole descrittive che riepilogano freneticamente e meccanicamente azioni e dinamiche atroci, recitate, anzi urlate da bocche deformate da comprensibile disgusto. Uno sterminio senza fine che il regista affronta in modo indiretto attraverso riprese isteriche, nervose, che da un lato confermano la maestria tecnica ed artistica di un regista ampiamente sperimentato, e dall'altro in qualche modo rappresentano uno stato d'animo di un israeliano che non riesce a riconoscersi nella efferata risposta armata adottata come risposta ad un attentato non meno ignobile ed efferato.

scena

Yes (2025): scena

 

Yes è un titolo di un'opera che diventa emblema più opportuno e credibile dell'asservimento più sordido ed opportunista ad un vero e proprio regime, che impone, con autorità e rigore tutt'altro che democratici e civili, una propria verità imposta con la forza, e che non ammette discussioni o ritrattamenti.

Per questo il film disturbante è nevrotico di Nadav Lapid diventa il film più politico ed urgente di Cannes 78, e anche, probabilmente proprio per questo, l'opera più scomoda di tutto il festival.

Ma anche la più impellente, la più urticante, la più adeguata a rappresentare l'indignazione che nasce dal cuore e dalla coscienza.

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