La recensione su Brand New Landscape

di alan smithee

7 stelle

FESTIVAL DI CANNES 78 - QUINZAINE DES CINÉASTES

Il quartiere popoloso di Shibuya a Tokyo ha subito di recente pesanti interventi di riqualificazione, che hanno apportato modifiche senza dubbio favorevoli dal punto, di vista paesaggistico ed architettonico, ma che hanno stravolto la vita ad un gruppo di poveri che, fino a poco tempo prima, vivevano la giornata in abitazioni improvvisate proprio in quel posto.

L'artefice di tutto ciò è un uomo realizzato e stimato, che ha impiegato dieci anni e più per portare a termine il progetto, e frantumato una famiglia che si portava dietro qualche evidente segno di crisi al suo interno.

Dieci anni fa infatti, apoena giunti nella casa delle vacanze, un padre di famiglia annuncia alla moglie che deve fare ritorno s Tokyo perché il progetto a cui sta lavorando sta per essere variato e scelto.

Una opportunità davvero favorevole, che l'uomo acchiappa al volo, senza minimamente considerare lo stato d'animo di una concorre afflitta e esaurita, che infatti si suicida.

Di fatto l'uomo si allontana definitivamente da ciò che resta della famiglia, ovvero i due figli ancora giovani, e diventa un progettista di fama.

Dieci anni dopo un ragazzo addetto alla consegna di bouquet di orchidee, raggiunge l'ufficio della consegna e scopre che di tratta di quello del padre. La scenata che gli viene normale intraprendere gli costa il lavoro, ma lo induce a tentare di riprendere un doloroso rapporto di ricostituzione di un muckeo familiare allo sbando.

Senza alcun sentimentalismo, ma analizzando in modo clinico e anche cinico lo stato delle cose e le ragioni che hanno indotto all'abbandono, Brand New Landscape affronta tematiche forti come l'abbandono, la solitudine, la disgregazione della famiglia, la brama del successo e della realizzazione che i ghiotte e devasta ogni più umano e comprensibile atteggiamento protezionista che ogni essere umano, in quanto genitore, dovrebbe riporre nei confronti dei propri cari.

Il bravo regista esordiente Danzuka Yuiga alterna sapientemente sguardi delusi o amateggiati dei due giovani protagonisti abbandonati al volto straziato di un padre che solo tardivamente si avvede del crimine innaturale che ha commesso per celebrare il proprio rito di ascesa professionale e sociale.

Allo studio delle profonde crepe che dividono I protagonisti nel tentativo di riconciliazione, si contrappongono le geometrie seducenti, ma fredde e spietate, di un nuovo skyline cittadino visivamente impeccabile, ma entro cui il sentimento ha definitivamente sostituito lo, slancio verso una forma di accettazione ed integrazione sociale, entro una società che rimuove ciò che è scomodo od esteticamente poco consono, senza preoccuparsi di risolvere la problematica sociale e sostanziale che continua a vivere entro uno schema sociale ingiusto e sempre meno empatico.

Un ottimo film, ben diretto ed interpretato da quattro attori notevoli, razionale e duro, ma anche schietto e maturo nell'affrontare il disamore che devasta anche la famiglia nella sua accezione più stretta e tradizionale.

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