Regia di Pauline Loquès vedi scheda film
Nino (2025): locandina
FESTIVAL DI CANNES 78 - SEMAINE CRITIQUE
Un leggero fastidio alla gola. Un esame che pare routine, qualche gaffes nella ricerca dei risultati presso il centro medico peraltro tutt'altro che improvvisato che il giovane Nino ha prescelto.
La vita del ragazzo viene stravolta nello scoprire che un modesto papilloma si è trasformato in un tumore, ancora circostanziato, ma che è necessario debellare.
Da un venerdì al lunedì successivo, Nino viene catapultato in una situazione che lo costringe a prendere decisioni cruciali.
Tra queste anche quella di congelare il suo liquido seminal, perché la radioterapia a cui verrà sottoposto non gli farà perdere i capelli, ma lo renderà sterile.
Nino (2025): Théodore Pellerin
Nino (2025): Théodore Pellerin
Decisioni cruciali che il giovane Nino affronterà con dignità, cercando tra amicizie, lontane conoscenze e famiglia, chi vale la pena di ascoltare, chi davvero si merita di condividere le sue ansie e preoccupazioni, inevitabile e pienamente condivisibili.
Al suo lungometraggio d'esordio, la regista francese Pauline Loquès punta a sondare il lato intimo della persona, cercando di catturare la percezione che una svolta imprevista crea all'interno dell'individuo interessato.
L'operazione si rivela molto riuscita, e molta della autenticità e schiettezza che il film riesce a comunicare al pubblico è attribuibile alla prova matura del protagonista chiamato a rendere il personaggio di Nino.
Théodore Pellerin riesce a rendere palpabile il senso di incredulità prima, e di desolata impotenza successivamente, che incombe sul personaggio di Nino, e sulla capacità di trasformare l'angoscia condivisibile che lo prende, letteralmente, alla gola, in una opportunità per aprirsi all'aiuto disinteressato e concreto di chi vuole realmente offrire una forma sentita e virtuale di collaborazione.
Nino (2025): Salomé Dewaels
Nino (2025): Théodore Pellerin, William Lebghil
Il sentimento vivo di solidarietà e la capacità di sondare a fondo, ma con tatto e grazia poco comuni, lo scombussolamento che prende il singolo quando si ritrova ad affrontare un percorso insidioso colmo di incognite, si rivela la marcia in più di un film di grande finezza, in grado di parlare di solidarietà, amicizia e sentimenti erotico-amorosi, con una grazia non comune, esente da inutili e fuorvianti ricatti emotivi presenti ahimè in troppo cinema posizionato su panoramiche ravvicinate.
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