Regia di Dan Trachtenberg, Joshua Wassung vedi scheda film
Il film, antologico, recupera ed espande l'intuizione di "Prey" di calare gli Yautja in altre epoche e, aiutato da un'animazione intrigante, riesce a coinvolgere in ogni segmento (2° mio preferito), aprendo un discorso anti-bellico. Trachtenberg dunque conferma di avere bene in mano la saga di Predator, rafforzando la curiosità per "Badlands".
Dopo aver rivitalizzato con successo la saga di Predator con Prey, Dan Trachtenberg ritorna sulla saga nel 2025 con ben due film: prima di distribuire nelle sale cinematografiche il live action Predator: Badlands, infatti, viene distribuito via streaming Predator: Killer of Killers, film antologico animato realizzato "in segreto" da Trachtenberg con Joshua Wassung in co-regia. Come il film precedente, anche questo viene accolto bene dalla critica.
Escludendo i due scontri con Alien, a me i sequel di Predator non sono dispiaciuti molto ma, criticamente parlando, nessuno riusciva ad andare molto oltre la "sufficienza", finché Prey non è riuscito a rinvigorire la saga unendo la brillante intuizione di vedere gli Yautja alle prese con guerrieri di un'altra epoca storica (intuizione presente anche nel fan-film Predator: Dark Ages, che però non definirei pienamente riuscito) con spunti di riflessione molto interessanti e potenzialmente politici, contro il genocidio bianco verso le popolazioni indigene americane. Già il primissimo film, comunque, apriva le porte a tematiche sociali, tant'è che io lo reputo una sottile satira della propaganda militarista tipica degli action anni '80.
Killer of Killers recupera l'intuizione di Prey e la espande in tre epoche diverse, più un epilogo nel pianeta degli Yautja. Aiutato da un'animazione intrigante, che permette di proporre immagini assai affascinanti e che dona un look unico ai vari personaggi inclusi i predator, e da una discreta dose di splatterate (mai inutilmente gratuite), il film coinvolge in ogni segmento e, pur non mancando qualche caduta di tono, soprattutto nel terzo episodio, riesce a convincere pienamente dimostrando una genuina passione per il mondo esplorato, una comprensione dei suoi personaggi in tutte le loro sfaccettature e una seria volontà di portare avanti un discorso intelligente sull'inutilità della guerra, che sia per desiderio di vendetta o per questioni di potere, mettendo in luce l'importanza della cooperazione nella lotta per la sopravvivenza. Molto interessante, anche se non portata avanti radicalmente, la scelta di utilizzare più lingue e ottimo il modo in cui la narrazione viene portata avanti puntando più sulle immagini che sulle parole, con risultato eccellente nel secondo segmento, quello ambientato nel giappone feudale, dove il primo dialogo udito si ha (se non ne ho perso tracce durante la visione, e non credo proprio sia successo) soltanto alla fine: questo è il motivo principale per cui lo considero l'episodio migliore dell'antologia.
Insomma, Trachtenberg conferma di avere bene in mano la saga diPredator e, a questo punto, la mia curiosità per Badlands si rafforza.
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