Regia di Edgar Wright vedi scheda film
Mi è parso che Wright abbia tenuto un po' troppo a freno la sua Estetica, inseguendo una maggiore commercialità action, e il finale forse si perde un po' via. Detto ciò, per me è comunque un ottimo film che mette a nudo la fascistizzazione (ipermediatica) del regime capitalista. Sicuramente meglio del film con Schwarzenegger (che fa un "cameo").
Nel 2017, su twitter, Edgar Wright annuncia di voler rifare The Running Man, film del 1987 tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King (firmato Richard Bachman) e nel 2025 finalmente esce nelle sale: scritto (insieme a Michael Bacall, che fa un cameo), diretto e prodotto da Wright, il film è il più costoso 110 milioni di $) finora realizzato dal Cineasta britannico e divide la critica, pur incontrando un'accoglienza migliore rispetto al film con Schwarzenegger (che fa un "cameo").
Non ho ancora letto il romanzo di King, quindi paragoni qui non posso farli ma so che questa versione gli è più fedele rispetto alla precedente, che ho visto poco prima di guardare questa (al cinema) trovandola carina ma troppo televisiva e politicamente innocua per i miei gusti.
Comunque, a questa prima visione, come per certi versi prometteva anche il trailer "generico", mi è parso che qui Wright abbia tenuto molto, forse anche troppo a freno la sua Estetica, inseguendo una maggiore commercialità action. In particolare, ho notato molto meno forte la sua passione per l'inserimento di brani musicali datati e il modo in cui vengono ritmati sapientemente dal montaggio, notando anche una minor presenza dei virtuosismi (mai gratuiti) di macchina che rendono accattivante il Cinema wrightiano. Questo elemento ha, quindi deluso un attimino le mie aspettative, e credo inoltre che il finale si perda un po' via, ammassando colpi di scena che alla fine non stupiscono (e introducendo un personaggio che sembra voler essere subito elevato a comprimario senza però avere il minutaggio sufficiente per farlo apprezzare a dovere).
Detto ciò, Wright confeziona comunque un ottimo lavoro squisitamente cinematografico, per certi versi unendo l'atmosfera fumettosa di Scott Pilgrim vs. the World con l'adrenalina action di Baby Driver. Inoltre, il film si inserisce nella recente scia di opere hollywoodiane in cui, consciamente o inconsciamente (probabilmente un mix di entrambi), si mette a nudo la fascistizzazione (inevitabile) del regime capitalista, di cui il bis di Trump incarna sicuramente la forma più eclatante e delirante a "occidente". Si mostra, inoltre, con un certo entusiasmo (che porta magari a qualche ingenuità ma che io condivido totalmente) una via rivoluzionaria, per non dire apertamente anarchica, di sovversione del sistema in cui noi persone siamo costrette a vivere, rivelando inoltre la collaborazione popolare come strumento di lotta. In questo senso, la sequenza nella casa del ribelle, con tutte le trappole attivate contro gli sbirri, ha strappato un grandissimo sorriso da parte mia, anche perché è una delle poche scene in cui Wright ha ripreso il suo caratteristico gusto per l'accompagnamento musicale dell'azione. Molto efficace è, inoltre, la rappresentazione dell'onnipresenza dei media nella vita umana e di come la realtà possa essere pesantemente manipolata, quando non integralmente falsificata, pur di mantenere il controllo sulla narrazione pubblica.
Insomma, un Edgar Wright minore e più commerciale del solito, ma comunque un ottimo film distopico che tiene d'occhio, con filtro di genere (distopico), alla realtà contemporanea.
Ora devo assolutamente leggere il romanzo di King.
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