Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film
"Giappone, anni ’50. Due ragazzini vivono in un villaggio dove gli unici ad avere una televisione sono due occidentali, e loro vanno sempre da loro per guardarla. Quando la madre dice che non comprerà una TV perché è troppo costosa, Isamu e Minoru iniziano uno sciopero del silenzio"
Con le stesse vibrazioni di Sono nato, ma... per i temi trattati, perde forse un po’ sul piano della sceneggiatura convincente, ma molto meno rispetto ad altri film. Dal punto di vista registico non c’è nulla da eccepire: tutto è curato nei minimi dettagli, con meticolosità e sempre in stretta connessione con lo spettatore; il film riesce sempre a tenerlo incollato allo schermo.
Per il resto, tutto è così perfetto... il modo in cui le voci si diffondono rapidamente nei villaggi, come queste segnino le famiglie, il rapporto tra i ragazzi: è tutto estremamente reale e non lascia spazio all’immaginazione come invece avviene in altri film.
Ancora una volta Ozu affronta una dinamica sociale (e forse anche sociologica) in cui ogni personaggio è trattato con grande cura e attraverso la quale, questa volta, inizia a diventare più “moderno”, interrogandosi su quello che diventerà il più grande mezzo di comunicazione di massa nella storia dell’umanità.
Alla fine "Buon Giorno" altro non è che una di quelle frasi che pronunciano quotidianamente gli adulti ma che per i due ragazzi non vuol dire assolutamente nulla.
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