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A House of Dynamite

Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su A House of Dynamite

di axe
7 stelle

Un vettore armato con testata nucleare è in volo in direzione della città di Chicago. Centri di controllo, entità militari e politiche ai massimi livelli, basi di lancio statunitensi entrano immediatamente in allarme; non c'è tempo per evacuare la città, ma è necessario scegliere se e come reagire. Una decisione non facile, essendo ignota l'identità del lanciatore. "A House Of Dynamite" è un thriller fantapolitico dall'intreccio molto semplice; l'essere una metropoli statunitense oggetto di un attacco nucleare, mette sotto pressione una rete di entità organizzate ed addestrate per fronteggiare queste casistiche, le quali devono attuare per la prima volta procedure complesse rimaste fino a quel momento ... solo su carta. Kathryn Bigelow, regista di grande esperienza, ricostruisce con una certa verosimiglianza il contesto di emergenza, ponendo l'accento sull'umanità degli individui chiamati, ad ogni livello, ad intervenire, anche con decisioni di particolare gravità. Militari di ogni forza e grado, funzionari di collegamento, politici - in primis, il presidente statunitense - sono inevitabilmente coinvolti nella vicenda. La prospettiva della distruzione di Chicago li sconvolge; l'incertezza circa l'origine della minaccia rende ancor più arduo effettuare una scelta potenzialmente in grado di orientare le sorti dell'intero pianeta. Da una analisi superficiale, infatti, è ipotizzabile che la responsabilità del lancio sia da imputare alla Corea del Nord; questa supposizione non trova conferme, mentre una pletora di avversari degli U.S.A. nel complesso contesto geopolitico attuale si mette in movimento. Cina, Iran, Russia, pongono in stato di allerta le loro forze. Sono coinvolti anche loro nell'azione ostile, oppure, avendone ricevuta notizia, si preparanno a fronteggiare un'eventuale rappresaglia "al buio" ? O ancora, sono pronti a sfruttare la situazione ? Il presidente degli U.S.A. ha la gravissima responsabilità di scegliere se e come reagire. Chicago è ormai condannata. Una mancata risposta potrebbe determinare l'impossibilità di ristabilire un equilibrio; d'altro canto, il lancio di missili verso l'altra parte del globo sarebbe interpretato quale atto di ostilità da parte di potenze nucleari non amichevoli verso gli U.S.A., con conseguenze ancor più devastanti. Esiste, inoltre, la remota possibilità - nella quale diversi personaggi sembrano confidare - per la quale l'allarme sia stato generato da un qualche errore nelle rilevazioni e non sia in arrivo alcun missile contro Chicago. Il coinvolgimento emotivo di chi è a conoscenza dell'emergenza è altissimo; alcuni hanno parenti nella metropoli dell'Illinois. Questo aspetto del racconto apre la strada alla critica della regista. Dalla sua ricostruzione emerge, contestualmente, la caoticità della reazione. Calcolata la traiettoria del missile, l'impatto giungerà dopo poche decine di minuti; in questo lasso di tempo i centri di potere si cercano, si confrontano, a volte non si trovano; il presidente è impegnato in una manifestazione sportiva; la moglie in un safari fotografico; la maggiore esperta di affari nordcoreani in una rievocazione storica. I contatti si susseguono con ridondanza, in un crescendo d'indecisione e panico, fino all'epilogo, il quale non mostra la distruzione della città; alcuni indizi lasciano intendere che un qualche impatto vi sia. Il presidente è interpretato da Idris Elba. Reso edotto dell'emergenza, il personaggio perde l'affabilità - quanto meno anomala, per il ruolo - con la quale ci è inizialmente presentato e percepisce la responsabilità connessa alla grave scelta cui è chiamato; valutati ogni pro e contro, pur corroso dal dubbio, egli decide di non reagire nell'immediato, assumendosi il rischio di non poterlo fare in un momento successivo, essendo probabile una compromissione delle capacità in tal senso, ma preferendo evitare una escalation. Il racconto è ambientato per lo più nei vari "centri di potere", prestabiliti o improvvisati; la tensione è molto alta, sebbene l'azione sia ridotta. Per l'intera durata del film, lo spettatore si pone tre domande, destinate a rimanere senza una chiara risposta. Se la minaccia sia reale, chi ne sia, eventualmente, l'autore, quale sarà la reazione ultima. Interessante, infine, la connessione tra la finzione - verosimile - e la realtà; gli U.S.A. sono rappresentati quale nazione quasi accerchiata. Sembra non avere alleati, non vi è alcun riferimento agli "amici di sempre", l'Inghilterra, il Canada, l'Unione Europea. Ma abbonda di nemici, ognuno potenzialmente letale. Questo essere isolata, prima bersaglio poi fautrice delle sorti mondiali, conferisce alla nazione americana ed al suo presidente una connotazione quasi eroica; destinata ad essere baluardo del bene, ma probabilmente priva di leader adeguati. Un buon thriller, coinvolgente nonostante la poca varietà di ambientazioni ed assenza di azione, e contemporaneamente un'opera di analisi politica.

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