Regia di Danny Philippou, Michael Philippou vedi scheda film
The Shame of Wasted. (Connor. Telefono. Casa.)
Quattr’e quattr’horror (e dintorni) del 2025:
• “Death of a Unicorn” (U.S.A.), commedia dark fantasy-horror scritta e diretta da Alex Scharfman: **½ - **¾
• “Bring Her Back” (AUS), horror psicologico-soprannaturale scritto da Danny Philippou & Bill Hinzman e diretto da Danny & Michael Philippou: **¾ - ***
• “28 Years Later” (U.K.), horror post-apocalittico di formazione scritto da Alex Garland e diretto da Danny Boyle: ***½ - ***¾
• “Weapons” (U.S.A.), horror-mistery scritto e diretto da Zach Cregger: **¾ - ***
La stessa squadra di “Talk To Me”, ovvero Danny Philippou col gemello Michael (il duo youtuber RackaRacka) alla regìa e con Bill Hinzman alla sceneggiatura, migliora un poco rispetto al suddetto esordio nel lungometraggio, m’alla fine questo “Bring Her Back” resta un “bel” (interpretazioni, regìa d’atmosfera e sparse intuizioni varie dell’une e dell’altra e nemmeno poi così poche) gioco al massacro fine a sé stesso che non lascia molto lavoro agli stantuffi intellettuali dello spettatore, ma un po’ sì (a parte l’acme del climax del sottofinale che risolve tutto con un “Mamma!”: dispositivo iperrealistico dal PdV comportamentale, ma qui ridotto ad espediente che, per l’appunto, svanisce compiendosi). Buona la terza?
Sally Hawkins (“Happy Go Lucky”, “Blue Jasmine”, “the Shape of Water”, “Mammals”) “giganteggia” senza gigioneggiare troppo, mentre il resto del cast è ben funzionale all’ingranaggio: dai giovani Billy Barratt (“Invasion”), Sora Wong (esordiente assoluta, e purtroppo realmente ipovedente) e Jonah Wren Phillips (che aveva già dimostrato ottime doti – per la serie: “Dov’è che l’ho già visto, questo?” – nei panni di Theo in "Thank God I'm a Country Boy", il 2° ep. della 3ª stag. di “Sweet Tooth”) alla veterana Sally-Anne Upton. E ben buono è il comparto tecnico-artistico, composto dalla stessa squadra di “Talk To Me”: fotografia di Aaron McLisky (https://filmmakermagazine.com/130857-interview-cinematographer-aaron-mclisky-bring-her-back/), montaggio di Geoff Lamb e musiche di Cornel Wilczek (“Together”).
Nel grand guignol che innerva il film più che il gore un po’ slasher/splatter (non male l’autofagia con scorticamento dell’avambraccio che risveglia alcuni meccanismi innescanti tabù ancestrali) che poggia quasi tutto sul volto e sul corpo di Oliver/Connor (Phillips) a colpire – oltre al prologo vagamente alla “Srpski [A Serbian] Film”, oltre alla morte del padre, poco dopo, scena che verrà esplorata meglio in seguito con alcuni flash-back emetico-totalizzanti, oltre al momento del bacio sulle labbra alla salma (“È costume!”), oltre i 3 decilitri buoni di piscio che Laura (Hawkins) versa sulle pudenda di Andy (Barratt), oltre all’annegamento di [omissis] forzato da [omissis]: “I’m going to drown you, love!” – è il momento a tradimento in cui proprio la protagonista adulta per l’appunto colpisce con un pugno al volto un’indifesa Piper (Wong).
- What is that?
- It's just meat.
The Shame of Wasted. (Connor. Telefono. Casa.)
**¾ - *** (5.75)
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