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Trama

Presentato in concorso a Cannes 2025, il film L'Agente Segreto ci porta nel Brasile del 1977. Marcelo (Wagner Moura), un uomo di mezza età segnato da un passato oscuro, arriva a Recife con la speranza di ricostruire la propria vita e riallacciare i legami con la famiglia. Fuggito da São Paulo e dai fantasmi che lo perseguitano, cerca anonimato in una città immersa nell’atmosfera frenetica del Carnevale.

Ma il nuovo inizio si rivela illusorio: la minaccia incombe, il controllo sociale è pervasivo, e i muri sembrano avere orecchie. Marcelo, ex agente infiltrato, si ritrova al centro di una rete invisibile di sospetti, spionaggi e sorveglianze.

Con il film L'Agente Segreto, Kleber Mendonça Filho torna alla finzione dopo il documentario Retratos Fantasmas e firma un'opera tesa e inquietante, che affonda le sue radici nella storia recente del Brasile. Il film è ambientato durante la dittatura militare, un’epoca segnata dalla repressione, dalla paura e dalla delazione.

Girato tra Recife e São Paulo, il film L'Agente Segreto si sviluppa come un thriller politico ad alta tensione, ma conserva lo stile riconoscibile del regista: una miscela di osservazione sociale, senso del luogo e utilizzo raffinato del linguaggio cinematografico.

Recife torna ad essere protagonista, non solo come ambientazione, ma come personaggio vivo e ambiguo, che incarna la memoria collettiva e il conflitto tra oppressione e resistenza. Mendonça Filho dichiara di voler esplorare “come gli individui navigano in un sistema oppressivo, come resistono o si piegano”, ricreando con accuratezza il clima claustrofobico della sorveglianza e della paranoia.

L'Agente Segreto è un film che riflette sui meccanismi del potere e sulla fragilità dell’identità in tempi di terrore istituzionalizzato. Il lungometraggio indaga le conseguenze psicologiche della dittatura, mostrando come l’angoscia e il sospetto si insinuino nei gesti quotidiani, nei silenzi, nei rapporti familiari. Marcelo diventa il simbolo di un’intera generazione di brasiliani che ha vissuto nell’ambiguità: vittima e complice, carnefice e redento.

Il film è anche una riflessione sulla memoria storica e sul bisogno di raccontare ciò che è stato per capire il presente. La tensione è costante, ma non manca lo spazio per momenti di umanità e di resistenza silenziosa.

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